Grandi cieli attendono.

scritto da natostanco
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"Grandi cieli attendono" non è il titolo originale; questa favola o, meglio, illusione, è tratta da un racconto, "CONDITIO SINE QUA NON", troppo lungo per essere pubblicato. Lo proporrei solo a furor di popolo o agli interessati. Ad maiora...
- Nota dell'autore natostanco

Testo: Grandi cieli attendono.
di natostanco

Grandi cieli attendono.

Érmes non era né principe né re, però aveva un dono: seguiva le vite, e le ascoltava mentre percorrevano i loro passi.
Brevi, veloci e incerti, quando la giovinezza invogliava a scoprire cosa si celasse nelle figure dalla fattezza di nuvole.
Personcine curiose con piccole parole proferite da bocche in fiore, intrepide nello sfidare la consistenza del vapore; a quell’età i grandi sogni s’addensavano, mescolandosi appassionati e quasi vissuti; insaziabili nel provare il rischio dello sbagliare, incoscienti e furiosi, non temendo nulla, sprezzanti fronteggiando il baratro dell’errore, diventavano innocenti quando, fra le braccia di madre, raccoglievano i piccoli dispiaceri, bruciandoli al soffio di un bacio dalla creatura che li vincolava con affetto gratuito.
Érmes le vedeva crescere e, solo sfiorandole, percepiva dispiaciuto le molecole di purezza abbandonate a piccole dosi, come una scia di lucciole; muto, le raccoglieva, riempiendo capaci borse, ognuna con un cartellino su cui scriveva i nomi con vari colori e un’istantanea colta nell’attimo delle perdite.
Poi incontrava i nuovi adulti, guardinghi e consapevoli; con passi determinati affrontavano le intemperie del vivere, fendendo sciabolate ma col groppo in gola, poiché mai avrebbero voluto riceverne. In cerca d’ardore meritato, ma dispiaciuti di non abbracciare un qualsiasi angelo, si confondevano fra la calca temendo che qualcuno, dall’alto di un lampione, li additasse, imputandogli l’assenza e, smorzati, abbassassero i pensieri verso il nudo selciato precipitandoli nella vergogna.
Allora Érmes diffondeva su loro il vento della fiducia, risollevandoli dalla paura, ancestrale retaggio del buio misurato col pianto dell’infelicità, ricordandogli che il cuore ha memoria e occorre dargli ascolto quando i dubbi, bottoni in asole fragili, impediscono la visione dell’incantesimo.
Al termine li andava a visitare secchi, vecchi e lividi, consumati cercando di appagare la ricerca della felicità che, appena scorta, si era involata alla ricerca di chissà chi, e comunque non loro, abbandonati allo stento di mali prepotenti.
Di fronte a tanta irrequietezza, Érmes apriva la loro valigia di luce pura, tentandoli; a chi assentiva sorridendo, permetteva di bearsi dei sogni lasciati nel tragitto e, rasserenati, potessero poi cominciare nuovamente, rimescolandosi nell’energia dello sconosciuto.

Grandi cieli attendono. testo di natostanco
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