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Forse è arrivato il momento di esprimere tutto il mio disappunto nei confronti di una generazione debole, insoddisfatta, che diventa sempre più pericolosa e violenta, che continua ad agire irrazionalmente davanti alle difficoltà e agli ostacoli della vita, incapace di affrontare anche le situazioni più banali, sfociando così in atti mostruosi e macchiando ulteriormente di sangue le proprie ferite, le quali potevano essere curabili in tanti altri modi. Mi dispiace dirlo, ma noi siamo la generazione dalle vie facili e comode che si traducono, sempre più frequentemente, con le parole ‘rabbia’, ‘depressione’, ‘suicidio’, ‘omicidio’. Siamo una generazione composta da individui fragili che trovano la forza soltanto all’interno di un branco. Siamo una generazione abituata ad essere cullata dalle apprensioni, ad essere giustificata per tutto, soprattutto da chi dovrebbe educarci e tutelarci in maniera differente. Giaciamo talmente protetti nella bolla del “non ti preoccupare, sono giovani” che ci stiamo permettendo di fare tutto ciò che vogliamo ma, purtroppo, stiamo usando la libertà che ci hanno dato in maniera completamente sbagliata. Per questo oggi voglio guardare da un altro punto di vista la vicenda che, ovviamente, ha scosso tutti negli ultimi giorni. Perché questo non è soltanto un femminicidio, ma un problema molto più grande. Questo è un urlo assordante nei timpani di tutti noi giovani e, contemporaneamente, una richiesta di aiuto ai più grandi, comprese le istituzioni.
Personalmente, vorrei che ci schierassimo dalla sola parte interessata a proteggere la vita di ogni giovane. Vorrei smettere di sentire notizie sui femminicidi allo stesso modo degli omicidi e dei suicidi. Come tutti voi, non voglio difendere nessuno che si sia macchiato di sangue e, una volta per tutte, vorrei assistere alla fine di queste drammatiche vicende.
Perciò, tutte le persone che vogliono farsi sentire non devono seguire solo un’ideologia ma, piuttosto, devono iniziare ad assumersi il dovere di evidenziare il problema della debolezza, che sta alla base della nostra generazione. Non vi focalizzate solo sul polverone mediatico che, come tantissime altre volte prima d’ora, si è alzato sui social, esprimendo soltanto la vostra indignazione senza chiedervi qual è il vero problema che ci porta a sentire notizie di questo tipo. Non cambierà mai nulla, se la rabbia momentanea nata dalla vicenda non si trasforma nella voglia di sentirsi uniti tra tutti i tipi di genere, razza e qualsiasi altra categoria vogliate includere. Il problema ora lo abbiamo in mano noi, tramandato da una società che non ha saputo coltivare i germogli di un futuro stabile e sereno. E noi continueremo ad essere il problema fino a quando manterremo le discrepanze tra gli uni e gli altri; fino a quando si guarderà attraverso i pregiudizi; fino a quando si continuerà a dare importanza alla competizione piuttosto che alla collaborazione. E saremo deboli fino a quando non capiremo che solo lottando insieme riusciremo ad essere in grado di proiettarci in un futuro lontano dalla merda e dalla sofferenza a cui assistiamo ogni giorno.
Almeno noi, che siamo il futuro, dimostriamo di non essere deboli.