Thank you

Dicono che un tempo esistesse.
Una parola piccola, cortese,
che svolazzava negli uffici
come una farfalla discreta.
Oggi invece pare un animale
in via d’estinzione,
da cercare con il binocolo
tra una riunione infinita
e una mail inviata
“per conoscenza”.

Qualcuno giura di averlo
sentito stamattina,
vicino alla macchinetta del caffè:
uno sguardo timido, un “gra—”
interrotto dal rumore dell’espresso.
Forse era un’allucinazione collettiva,
come quando tutti pensano di aver visto
un collega sorridere spontaneamente.

In azienda gira voce
che il grazie si nasconda
negli open space,
spaventato dai KPI,
timido davanti ai feedback “costruttivi”,
allergico alle mail in maiuscolo.
Ogni tanto lascia tracce:
una pausa troppo lunga,
una frase gentile non prevista
dal regolamento,
un post-it misterioso con un punto esclamativo.

Se lo incontri, maneggialo con cura.
Non avvicinarti troppo:
potrebbe scappare.
Limitati ad annuire,
forse tende a fidarsi
di chi non lo vuole addomesticare.