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A 13anni, negli anni 80, Catona rappresentava il centro della grande città per chi abitava come me nei paesi limitrofi. Ma per quanto fossi vicino, non potevo sportarmi a piedi. L’appuntamento quotidiano restava la via marina di Catona. Vi ricordate la serie televisiva “i ragazzi del muretto"? Ecco, quelli potevamo essere noi, io insieme ai miei amici e/o compagni di classe. Più o meno tutti della stessa età, qualcuno poco più grande. Per raggiungerci occorreva un mezzo e tutti avevano il motorino SI della Piaggio, un’icona adolescenziale. Tutti! Tutti tranne me.Io per spostarmi potevo utilizzare il GILERA di mio padre. Odiavo quel motorino, grigio scuro metallizzato, grande, pesante…così diverso.
Non era stato comprato per me, ma crescendo mio padre me lo aveva ceduto per la mia esigenza di raggiungere gli amici. E quando io arrivavo e lo parcheggiavo insieme agli altri, Dio come restavo infastidita. Era imponente, era brutto, era mastodontico. Il mio orario di rientro estivo a casa era le 20.30, l'ora di cena, e occorreva essere puntuali perché se ci fosse stato un motivo particolare si aspettava l’assente, ma se quel motivo era il semplice menefreghismo, non c’erano scuse perché significava solo mancanza di rispetto verso gli altri.
Fu così che iniziai ad arrivare a casa sempre in ritardo prima 5 minuti, poi 10 poi anche un quarto d'ora e a quei tempi non vi erano telefoni, per sollecitare o domandare. Bisognava attendere fiduciosi che non fosse successo nulla di grave. Ad una ragazzina, mingherlina, minuta, e ribelle che non tornava a casa sarebbe potuto accadere qualsiasi cosa. Ma io arrivavo e con la mia aria candida, avevo sempre la stessa giustificazione: colpa del motorino. Il motorino che non partiva, non voleva saperne di partire, colpa della candela sicuramente.
Mio padre il giorno dopo lo controllava ma non trovava niente che non andasse, lo utilizzava lui e non riscontrava nessun difetto. Non era colpa mia che fossi così sfortunata col gilera, certo avessi avuto un motorino nuovo, magari il “ SI”, non avrei avuto problemi e sarei stata puntuale! Ogni sera la stessa discussione. Qualche volta mio padre mi mise in punizione non facendomelo guidare, visto che con me non funzionava bene. Così a turno i miei amici salivano a prendermi a casa, con il risultato che dovevamo viaggiare in due e non era corretto, oltre il fatto che a riaccompagnarmi a casa era sempre qualche ragazzo a farlo e non era decoroso.
Mio padre ci provò a tener duro ma dopo tre settimane un sabato mattina, quando mi alzai lo trovai pronto in cucina ad aspettarmi. Mi disse di sbrigarmi che dovevamo uscire. Mi preparai e lo accompagnai senza fiatare. La macchina si fermò davanti alla concessionaria Piaggio. Mi comprò il motorino SI che scelsi del colore blu metallizzato, con l'unica promessa che mai più avrei fatto ritardo.