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Roman, marzo 11, 2023
Mi accomodo sul corpo di Roman e mi addormento subito. Sogno di masticare il sale e che le onde del mare mi travolgono. Ma sul corpo di Roman per fortuna che io non mi sveglio. Lo guardo e vedo quello che ancora non sono e col mio braccio tendo a quel nobile animo.
Roman prepara la cena anche adesso che litighiamo e che il silenzio è la nostra dimora. Forse il nostro amore è finito o forse è un momento che passa, come un tramonto che è come tre autunni.
Io e Roman non sappiamo più come fare. I ragni camminano, ci sono le briciole e i vetri d’acqua. Forse vogliamo darci del tempo.
Nella nostra casa è venuto così freddo che si sono anche spente le luci. È solo colpa mia, è solo colpa mia. È morto Risi, il nostro gatto e io sono incinta. Non voglio un bambino, io vorrei Risi indietro, il nostro gatto, indietro.
Sabato scorso Roman mi si è avvicinato mentre stavo seduta in sala sulla sedia di vimini accanto alla finestra. Mi ha appoggiato la mano sulla spalla, senza dire niente. Io ho allungato la mia cercando il suo viso. Mi sono aggrappata al suo collo e mi sono arrampicata su di lui.
Amo tantissimo Roman. Ho pianto sul suo maglione mentre lui mi teneva su. Non potrei vivere senza di lui, come faccio a vivere senza di lui.
Stringendomi a sé ha cominciato a correre così forte che ho sentito il vento. Ci siamo seduti ai piedi di un dipinto e lui mi guardava e aveva gli occhi rossi, distrutti dal pianto. In bocca, tra i denti, aveva un ciuffo di capelli neri.
Chissà cosa ha fatto, chissà chi ha ucciso per me Roman.
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