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Nella folla tu sei
sinuoso ondeggiare di fiati e di membra
Il sangue sgorga ritmico in corpo vivo
Sei dinamite dolce:
prodigio di rabbia ed entusiasmi
E non c’è sguardo che ti leghi, non c’è parola che ti arresti
Incurante tu
ostinata, davvero
danzi come libellula con ali di vetro
E
prismatico è il tuo splendore feroce che
si divincola in ogni direzione
L’altri ti scrutano, ti trapassano di sguardi affilati
ma tu null’altro vedi che melodie aeree
incise su palpebre serrate:
le tue, sì morbide
Indifferente, meschina forse
sei tu, sola, nello spazio:
supernova radiosa prossima al capolinea di luce
Prima del momento fatidico, però
trangugi la millesima goccia di declino:
é per te nettare divino, tormento
amaro e succulento insieme
Perché? Dimmi, perché fuggi e t’estranei
tra fluorescenze accese e grovigli di note?
Obliata te stessa, non sei che corpo istintivo,
null’altro che un agitarsi di inquietudini e
deluse tenerezze
Avevi di attese gonfie, enormi
Segretamente tracciavi di quei disegni con carboncino tremante
Sembrava tratto eterno cui affidarsi,
certezza lieta cui abbandonarsi
Eppur un vento bastardo li ha fatti schiavi e
coi dettami feroci suoi,
li ha volatilizzati:
sono ormai schegge di passato,
insignificanti
Ed or ch’a nessun orizzonte sai rivolgere il tuo viso
-di porcellana-
non resta che obliare l’io e ricacciare la sensibilità
Ti vesti d’acciaio impenetrabile,
nulla di molle batte più entro il tuo petto
E dagli abissi tuoi, oscuri
proviene una luce che non è la tua
Ingannatrice, menti
Splendida, ti rinneghi
Senza memoria né fame d’avvenire
ti levi, tu
in un volo magnetico di passi frenetici
che gli altri da fori non comprendono
Ma che ne sanno, loro
della bolla di silenziosa malinconia ove ti sei smarrita
Ti vedono come geisha d’ardore e gioia
Ed invece, sei soltanto disegnata,
finta e menzognera,
una ballerina di Degas
messa a nudo dalla sapienza del pittor rapace,
che ha saputo cristallizzarti
nella tristezza sottile, tradita da movenze esagerate
Ti muovi per non avvertire che entro te
null’altro si moverà mai
Litania atroce di fiore estirpato, sei
ed inquieta speri
che col blackout intorno, riprenda
la gran cassa delle tue viscere