Contenuti per adulti
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Si baciano per strada appassionati.
Gli occhi si incrociano continuamente e restano spalancati, contrariamente a quanto accade nei film.
La madre fa capolino oltre la tenda bianca, senza farsi notare. Ha spento la luce nella stanza in modo che nessuna ombra possa tradirla.
Le si stringe il cuore a vedere tutto quel desiderio e spera sia la volta buona per sua figlia.
Perché durante la pandemia, Clara è rimasta chiusa a casa per mesi senza vivere, senza emozionarsi più, completamente anestetizzata.
Era passata ad una progressiva abulia.
Mangiava poco.
Rispondeva a stento.
Se ne stava stesa al letto, rinchiusa nella sua piccola stanza dalla quale usciva solo per andare in bagno, priva di un qualsiasi orientamento temporale.
La notte ed il giorno si mescolavano senza soluzione e non esisteva più la luce del sole, neanche il cielo inquinato dal neon dei lampioni. Con le tende sempre abbassate, Clara era immersa in una intensa foschia, costante, non proprio il buio ma qualcosa che gli somiglia.
La scuola era diventata un apostrofo insensato, la dad impraticabile.
Il suo sviluppo non era più percepito.
Così il suo aspetto fisico, poco assimilabile ai profili instagrammabili.
Clara aveva deciso che sarebbe stato meglio non conservare traccia di sé.
Soffocava dopo apnee interminabili.
Perché se ti senti nulla, cosa vuoi certificare e ricordare?
Tutto per lei aveva perso di senso, consistenza e contorno.
Il padre aveva deciso che era il caso di farsi aiutare e, pertanto, ogni mercoledì sera l’accompagnava da uno psicoterapeuta specializzato nei disturbi comportamentali per gli adolescenti.
L’aspettava nel cortile fiorito, sorseggiando un caffè.
Clara spariva e riappariva dopo circa un’ora di tempo dalle vetrate bianche che affacciano sul cortile, sempre con la stessa imperturbabile espressione.
In silenzio. Come riemergesse da un’apnea prolungata per ripiombare in uno stato catatonico, di confusione e ostilità.
Dovrà avere pazienza - gli aveva detto il medico.
Vedrà che progressivamente Clara riacquisterà il desiderio di vivere.
E così i mercoledì erano trascorsi veloci, senza alcun radicale cambiamento.
Perlomeno, non manifesto.
Poi sono arrivate le chiamate di Giorgio, un compagno di scuola conosciuto in uno dei pochi incontri cui Clara era riuscita ad essere presente in teams.
Inspiegabile: l’ha stanata e sono usciti qualche volta nel pomeriggio.
Quale alchimia si sia sviluppata tra i due, non è ancora dato sapere.
Clara è tornata a scuola, in presenza e in dad, e ha chiesto al padre di andare da sola il mercoledì sera agli appuntamenti.
Dopo un paio di mesi, questa uscita serale.
Clara sembra un’altra persona e la madre ed il padre sono sospesi tra incredulità, felicità e apprensione.
Perché sanno quanto Clara è capace di vivere tra montagne russe di dopamina e serotonina, di leggere e percepire molto più del dovuto e necessario.
Ora Giorgio e Clara hanno smesso di baciarsi.
Lui le porge un casco e lei sale prima su una pedalina laterale allo scooter, fa leva sulle sue spalle, per scavallare con il corpo e poggiare l’altro piede sull’altra pedalina.
Ci sono.
Si volta all’indietro con il viso alla finestra dove sa che sua madre è stata di vedetta fino ad un attimo prima.
Non la trova più.
La manica della camicia di lino si accartoccia su sé stessa scoprendo alcuni tagli sull’epidermide, all’altezza del polso e dell’avambraccio. Tagli che si sovrappongono e ripetono.
Come sulle montagne russe.
Sorride, cinge la schiena di Giorgio, e sono già altrove.