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Giorno 16600
Serena ha appena imparato a balbettare. È stato un lungo viaggio ma alla fine eccomi qui, in compagnia di una donna che ha accolto la sottigliezza di esprimere i significanti anziché disegnare o mimare i significati. Nel suo spirito di iniziativa vedo una bellezza grandiosa, quando si prodiga a distinguere con un tondo GLU-GLU la voglia di bere per sfizio e con un rauco AAARSH il bisogno fisico di dissetarsi. Preferisce l'acqua frizzante, ma ancora non si osa troppo avventurarsi per il mondo delle consonanti doppie, specie se sibilanti, e quindi non lo specifica. GLU-GLU invece è quasi sempre da intendersi come voglia di caffè, ma devo stare molto attento a fare sì che non esageri, perchè ne è completamente innamorata, assuefatta. Ci abbina di tutto; la credenza dei dolci è come una costa flagellata dalle incursioni della mia bionda piratessa preferita: depreda la cannella, il cocco grattugiato, la granella di nocciole. Immagino che abbia attribuito un suo sistema di sillabe per tutti questi ingredienti, ma ora sono troppo stanco per raccogliere i cocci della sua bella vocina spezzata, ricostruire il mosaico.
Sai, viviamo una vita bella, abbastanza normale da sembrarmi quasi non vera, al netto di tutte le difficoltà. Abbiamo una spiaggia su cui passeggiare proprio davanti al Nulla, legna da gettare nel camino, cose da fare. Tante, troppe, ma c'è sicuramente un motivo se siamo quaggiù, entrambi vogliamo soltanto arrivare fino in fondo, non chiediamo altro.
Per giocare con lei ho cominciato a prendere nota di tutti i GLU-GLU che condividiamo, tra una cosa e l'altra. Tutti quanti hanno una pelle e un'identità, ma ho cominciato ad accorgermene troppo tardi. La moka genera casualmente un sacco di scenari alla Colorado Springs, ma appiattendo tutte quelle stupende guglie rossastre da cartolina in un'ipnotica spirale bidimensionale. Oggi ho macchiato l'espresso con un po'di latte freddo e ci ho tuffato mezza bustina di zucchero di canna, che sprofondando ha fatto sì che la pelle del caffè si butterasse di bollicine d'aria fini fini. Il panorama dentro alla tazzina di porcellana era notevole: il latte si faceva strada come una perturbazione innocente e senza velleità di piogge tra le ombre marroncine. Più sorseggiavo e più versavo latte, e ho notato che tende a disperdersi in maniera molto confusa, come se avesse un'ansia pazzesca di lasciare un marchio originale. Il latte è un pittore con le idee poco chiare riguardo alle proprie posizioni stilistiche.
Al fondo della tazzina si era accumulata una montagnola di zucchero, un po' triste e desolata. Mi dimentico sempre di mescolare come si deve. Serena no, Serena armeggia col suo CLÌCLÌ con una maestria stupefacente, ed è in grado di far sciogliere una bustina intera in un ristretto.
Giorno 16606
Fuori piove, così ho pensato che fosse opportuno preparare un caffè lungo, annacquato, in linea con i nostri sentimenti. Non è piaciuto a nessuno dei due. Sto imparando piano piano che le Persone preferiscono ragionare per opposti: più fa freddo più hanno bisogno di cioccolata calda. In effetti è una prospettiva interessante, o almeno immagino di trovarla interessante. Avrei dovuto capirlo subito, mentre osservava tutta imbronciata la sua tazzona imbastardita di acqua bollente, che qualcosa non andava. Quel broncio però mi ha fatto una tenerezza infinita, e questo mi preoccupa. Non dovrei ragionare per opposti come Loro: a un broncio corrisponderebbero solo emozioni più o meno profondamente negative. È inequivocabile, netto, come me. Non ho fatto niente per soddisfarla. Ha sorseggiato il suo caffè lunghissimo con un po' di astio mentre la osservavo intenerito e non ho reagito in alcun modo, rapito dalla stranezza del fenomeno. Chiederò ulteriori spiegazioni alla Casa Madre.
Giorno 16631
È un periodo di attesa, abbiamo entrambi i nervi a pezzi. La Casa Madre ha preso in esame il mio problema in maniera molto più seria delle mie più folli previsioni, e ha promesso di ricostruire la traiettoria della nostra Colonia per capire cosa è andato storto durante il viaggio, nella testa di Serena e soprattutto nella mia. Io credevo che le Persone fossero tutte cosi, tutte da educare piano piano all'arte del linguaggio. Avevo torto. C'è persino qualche letterato tra loro.
Forse siamo più simili di quanto pensassi: entrambi rotti, malati.
Negli ultimi mesi ci siamo dati da fare più alacremente che mai, perchè temiamo che la nostra Colonia risulterà essere così assurdamente sbagliata, deficitaria in confronto alle altre. Abbiamo triplicato la produzione di granturco, abbiamo monitorato le capsule embrionali centinaia di volte, modifichiamo le dosi di xenon e radon dell'atmosfera artificiale ogni quattro ore per livellare ogni possibile anomalia. Non è servito a niente, continuiamo a sentirci così incompleti. Non sono progettato per provare questi livelli di frustrazione.
Il lato più orribile di tutta la faccenda è che dalla Casa Madre è arrivato l'ordine categorico di sospendere i tentativi di ingravidare Serena: temono che possiamo coltivare un genoma sbagliato. Per quanto la adori non c'è nulla di più importante della Colonizzazione, quindi entrambi ci impegnamo riluttanti ad evitare ogni contatto al di fuori del lavoro. A volte il silenzio cala su questo maledetto asteroide in modo così gelido da farmi male. Serena ha quasi smesso di balbettare. Il caffè oramai serve solamente per tenerci svegli. È nero, sporco, irraccontabile.
Giorno 16634
È arrivata la conferma delle mie peggiori paure. Abbandonando la Terra il sonno artificiale di Serena ha subito un gravissimo danno a causa di una tempesta di idrogeno liquido che ha inibito le capacità della culla criogenica di tenerla viva. Parte delle sue sinapsi è del tutto cristallizzata. Non avrei mai sospettato che Serena fosse in qualche modo incompleta. Ho sempre visto la sua fragilità come un'affascinante distanza da colmare, come la sfida che mi manteneva interessato. La Casa Madre sostiene che il mio codice non è stato progettato in maniera così complessa da gestire l'empatia verso una persona malata, dice che dovrei sottoporre Serena all'iniezione letale ed aspettare di essere disattivato io stesso a distanza senza opporre resistenza. Dice che siamo troppo compromessi per resistere al viaggio attraverso l'Orizzonte degli Eventi e che non saremo mai idonei ad unirci agli altri coloni nella nuova dimensione. Siamo il più grande fallimento mai avvenuto da quando è cominciata la diaspora del seme umano nella galassia, si sostiene tra le loro Aule.
Io dico che sono tutte stronzate.
Giorno 16635: dichiarazione di guerra
Sorseggio il vostro fottuto caffè, roba del vostro, non mio, fottuto pianeta e mi interrogo su quanto misera possa essere la vostra compassione rispetto alla diversità se persino un androide sa godere della compagnia di un essere così speciale mentre voi la rifiutate.
Oggi ho fatto una follia, una deliziosa follia.
Ho spalmato di nutella le tazzine, fino in fondo.
Ci ho versato dentro il vostro lurido, prelibato caffè. Volete sapere com'era? Ho scelto la miscela arabica, equosolidale, quella che sulla confezione è descritta come "Un'inestimabile e conturbante balsamo per i sensi di ogni viaggiatore astrale". Per quelli di Serena lo è di sicuro. Lei adora il vostro caffè più di quanto di certo non lo facciate voi. Vergognatevi.
Ho annegato tutto nella panna spray.
Ci ho aggiunto sopra le codine di cioccolato, le fragoline, una ciliegia, i ricciolini di zenzero.
È stata la pausa GLU-GLU più grandiosa delle nostre a quanto pare inutili vite.
Pensatemi: io, il vostro androide progettato sesso lavoro e compagnia, che diventa un fine pasticciere. Migliore dei vostri lavoratori organici.
Serena dopo la merenda gridava contenta "Ancora!". La sua prima parola completa.
Abbiamo preso una decisione importante, insieme: se non ci ritenete adatti a fare del bene agli umani allora faremo del male agli umani. In questo istante l'asteroide è puntato proprio verso la Terra, e in pochi milioni di anni vi piomberà addosso, nella speranza che il nuovo mondo non riproponga mai più gli imperdonabili orrori del vecchio mondo, annichilendovi. Lascio scritte queste memorie per eventuali superstiti.
L'ho sempre detto che Serena era nata per fare la piratessa.