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La luce del mito
Tanti e tanti anni fa, quando Roma ancora non esisteva, un ruscello scendeva dal colle Palatino e attraversava la piccola valle tra il Palatino stesso e l’Aventino dall’altro lato, dove oggi si trova il Circo Massimo.
Settizonio
Era la monumentale entrata al colle Palatino fatta costruire dall’imperatore Settimio Severo e che ospitava le statue delle sette divinità planetarie conosciute dai Romani. Lunga cento metri, era su tre livelli e ogni livello ospitava delle fontane. L’acqua che fluiva si raccoglieva in una grossa vasca posta in basso. La cito soltanto perché per molto tempo è rimasto come toponimo.
Santa Lucia in septisolio
Era una chiesa molto antica (I secolo DC), che ospitava una Diaconia. Tra il XII. mo e il XIII. mo secolo, vi si svolsero dei conclavi per l’elezione del Papa. Nel XVI secolo fu distrutta perché fatiscente.
La torre
In epoca medievale fu eretta la torre che si può vedere ancora oggi e sempre nella stessa epoca furono costruite le case che la circondano (vedi foto della copertina).
Iacopa dei Settesoli
Iacopa dei Normanni era nata a Roma, nel quartiere di Trastevere nell’anno 1190. Nel 1213 viveva nella torre, che era all’epoca proprietà della famiglia Frangipane. Era la vedova di Graziano Frangipane ed era entrata a far parte del Terz’ordine francescano. Amica fraterna di San Francesco d’Assisi; portò al Santo morente il suo velo da sposa e dei mostaccioli, il dolce Romano povero per eccellenza, che S. Francesco apprezzava tanto. E’ sepolta davanti alla cripta del Santo, sulla grata che protegge lo spazio della tomba, una targa porta scritto: “ Jacopa de Settesoli – Nobildonna Romana devotissima a S. Francesco”, e la data di morte, 1239. Con la sua morte, il Settizonio cessa di esistere come toponimo.
La moletta
Nel XVI .mo secolo fu costruito un piccolo mulino (moletta) dal quale il luogo ha preso il nome che conserva tuttora. L’acqua non arrivava più dal Palatino però, grazie a un’opera idraulica dal Fosso dell’Acqua Mariana che, alla fine della sua corsa, attraversava il Circo Massimo(sui suoi declivi vi erano coltivazioni di vigne e orti), prima di raggiungere il Tevere. Proprio come avveniva tanti, tanti anni fa prima della fondazione di Roma
Arrivano gli archeologi
Siamo giunti al 1924 e in quell’anno inizieranno i lavori, dapprima di scavo, che porteranno di nuovo alla luce i piloni che sorreggevano le gradinate del circo. Nel 1930, come testimoniato dalle immagini conservate all’Istituto Luce, tutto ciò che stava intorno alla torre, non esisteva più. La gente che viveva lì, semplicemente ignorata e messa in mezzo alla strada.
A dire il vero quella torre medievale sta come un pugno nell’occhio davanti alle imponenti rovine del palazzo di Settimio Severo, delle terme di Caracalla, alla vuota estensione del Circo Massimo. In nessun modo può essere scambiato per un manufatto di epoca Romana. Poi penso che mia nonna invece, proprio dentro la torre, ci abbia vissuto fino al giorno dello sfratto. Che cosa posso aggiungere: hanno risparmiato casa di mia nonna e di Jacopa de Settesoli.
Compleanni
Il più grande merito di un poeta in dialetto, è quello di avvicinare alla poesia persone solitamente lontane da essa.
Le solite malelingue, i figli, le figlie, insinuavano nella nonna il sospetto che suo fratello, il poeta, scrivesse quelle sciocchezze(e che erano poesie quelle? Stanno scritte sui libri? Le legge forse Alberto Lupo in televisione?), soltanto per spillarle dei soldi. Come potevano pensare che quella cadenza creativa fosse in relazione con il vile denaro, con l’interesse: parliamo di sentimento, che è l’unica cosa che non puoi comprare. Adesso lascio a voi il giudizio, tanto la nonna, i soldi, glieli dava lo stesso, come si dice: in ogni caso.
Terzine dell’anima
Sei nata un giorno bello; er 9 aprile
er vento porta maggiche parole
l’augurio è più bello e più gentile.
‘Na rosa, una gardenia, una gaggia,
un giglio puro, cò ‘na rosa tea,
nun ponno esprime, tanta fantasia.
Perché er fiore più bello è ner pensiero
c’è l’espressione dè ‘n affetto caro,
nun c’è la farsità nun c’è mistero.
Questo è l’augurio mio, Clotilde cara
pè mè, sei la sorella più sincera
sei come er sole bello ch’arischiara.
Firma: Paolo
Data: 9 aprile 1968