Quattro chiacchiere con lo sconosciuto (1)

scritto da Giacomo Esse
Scritto 3 anni fa • Pubblicato 3 anni fa • Revisionato 3 anni fa
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A episodi. 1970, un aspirante scrittore si reca, in cerca d’ispirazione, al solito caffè letterario. Tra i presenti scorge Pier Paolo Pasolini, rivoluzionario anticonformista la cui identità e i cui lavori sono sconosciuti al protagonista
- Nota dell'autore Giacomo Esse

Testo: Quattro chiacchiere con lo sconosciuto (1)
di Giacomo Esse

                                                                                            1                                                                       

                                                                        Roma e Michele Giovine 



Il 1970 è stato un anno ricco di eventi, alcuni dei quali verranno poi ricordati nel corso della storia: I Beatles si riuniscono a Londra per l'ultima volta, incidendo l'album "Let it be"; la guerra in Vietnam continua da ormai quindici lunghi anni; l'Italia perde la finale dei mondiali messicani contro il Brasile per 4 a 1; scompare il giornalista Mauro de Mauro, il cui corpo non verrà mai ritrovato e viene approvata la legge "Fortuna-Baslini" che introduce, in Italia, il divorzio.
Nel 1970, Roma è capitale dell'ex Regno (poi divenuto Repubblica Italiana) , ormai da quasi un centenario. Ne abbiamo conosciuto la magnificenza sin dalla sua fondazione per mano di Romolo, tant'è che verrà poi riconosciuta attraverso la celebre espressione latina"Urbe". Nel 1970, Roma contava più di un milione e mezzo di abitanti, detenendo il primato come città più popolosa della nazione. Fellini ci racconta la vita mondana respirata tra gli anni '50 e '60 nel suo capolavoro "La dolce vita (1960)"; Dino Risi ne "Il sorpasso (1962)" narra come, nel periodo di ferragosto, Roma si svuoti della sua caoticità e si immerga in un insolito silenzio. Nel resto dell'anno le vie romane brulicavano di modelli d'auto oramai indimenticabili: dalla Fiat 128 alla piccola 126, passando per la Volkswagen golf. L'Urbe poteva vantare natali di personalità straordinarie, quali Alberto Moravia, Alberto Manzi, Roberto Rossellini, Alberto Sordi, Sofia Loren, Dario Argento e Monica Vitti.
Tra queste, cercava di affermarsi anche un tale di nome Michele Giovine. Nato nel 1948 da genitori romani, madre casalinga proveniente da una famiglia agiata e padre giurista; dopo la frequentazione del liceo classico "Ludovico Ariosto" scelse di proseguire i suoi studi iscrivendosi presso la facoltà di lettere e filosofia. Tutto sommato, negli esami fin'ora sostenuti, aveva conseguito risultati discreti, soprattutto in "Letteratura Italiana" e "Lingua e letteratura latina". Soleva passare ore delle sue giornate a leggere e studiare, spaziando tra romanzi di formazione quali "Il giovane Holden" che aveva acceso in lui un fuoco di condanna nei confronti dell'età adulta, ritenuta tanto complessa quanto spaventosa, e poesie che seguivano il filone amoroso: dai mille baci che Catullo chiedeva a Lesbia, sino all'epitaffio che Montale dedicò alla sua Drusilla Tanzi. Fu molto segnato dalla prematura scomparsa del padre, che lasciò in eredità una serie di debiti cui lui, in prima persona, dovette badare; si trovò quindi costretto ad effettuare piccoli lavori saltuari nella bottega d'un fornaio burbero e spesso scontroso, per poche lire la settimana.  
Ma quando era libero d'ogni impegno, i suoi passi lo conducevano sempre in Via Alfonso la Marmora, presso il caffè letterario Liber. I primi caffè letterari pare abbiano trovato la loro origine nell'Europa illuminista, divenendo fin da subito un punto di riferimento per gli intellettuali. Era infatti l'occasione perfetta per discorrere su molteplici argomenti quali economia, letteratura e progresso. Qui Michele Giovine aveva la possibilità, sorseggiando un caffè o un tè, di interfacciarsi con personalità pregne di conoscenza, di scambiare opinioni e letture, e di commentare svariate forme d'arte come la pittura e la fotografia. Terminava infatti le lezioni che si svolgevano al mattino, si precipitava a casa per concedersi il pranzo e, una volta finito, saliva a bordo della sua bicicletta e volava, impaziente di potersi tuffare a capofitto nella cultura.
Quando usciva dal caffè, nonostante fossero passate ore e fosse ormai buio, si trovava con un'energia fortissima e un cervello brulicante di idee, impaziente di fare ritorno a casa e riportarle sul suo personalissimo taccuino. 

Anche questo pomeriggio di settembre pareva essere come un altro: lezioni riprese, pranzo e poi al Liber.
Michele Giovine, questa volta, non poteva minimamente immaginare che questo giorno gli avrebbe completamente stravolto la vita.

Quattro chiacchiere con lo sconosciuto (1) testo di Giacomo Esse
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