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Silvio, rimembri ancora quando eri del Milan presidente,
e da tutte le parti eri acclamato da tanta gente,
quando i tuoi occhi timidi e ridenti,
erano attorniati da calciatori assai vincenti.
Il tuo canto perpetuo suonava con Apicella,
la tua canzone annoverata come la più bella,
era il Maggio odoroso,
da Barcellona tornavi con la coppa vittorioso.
Io tralasciavo gli studi leggiadri di fine anno,
per festeggiare come se fosse Capodanno,
la tua mano porgea ai giornalisti la coppa dalle grandi orecchie,
mentre le altre squadre erano ridotte ormai a delle fetecchie.
Lingua mortal non dice,
cosa dipinsi quella sera con la vernice,
che pensieri soavi ,
mentre la squadra in coro guidavi.
Quando sovviemmi tale ricordo,
un dito veloce afferro e me lo mordo,
O Natura o Natura,
perchè in questi ultimi anni tanta sventura?
Mia lacrimata speme,
ora per il futuro il tifoso teme,
Champions, scudetti e coppe,
onde di cotanto ragionar non erano mai troppe?
Determinato coraggioso e combattente,
riunivi nelle piazze tanta gente,
ora che non sei più presente,
chi chiameremo ancora Presidente?