Una storia narra di un triste clown.
Il clown era sempre solito lavorare nel circo.
Centinaia di bambini e ragazzi andavano a guardarlo esibire.
Il clown, ben truccato e agghindato, proponeva al numeroso pubblico svariati numeri buffi.
Gli schiamazzi e urli delle giovane anime,
Riempivano il clown di gioia.
E così, dopo una lunga giornata,
Il clown si prepara a tornare a casa.
Per strada, tuttavia, il clown si perde nei pensieri.
Il clown è solo, non ha nessuno con il quale ridere come fanno gli altri.
La gente ride di lui,
Lo ritiene stupido,
Lo pensa ridicolo.
Pioggia comincia a cadere,
E il clown, sprovvisto d'ombrello,
Comincia a bagnarsi,
E tutto il suo trucco comincia a sciogliersi.
Lacrime scendono dagli occhi del povero clown.
Il clown non è felice, ma vuol esser buono
Ed è per questo che cerca di far ridere le persone.
Finalmente, il clown, arriva alla sua misera dimora.
Anche il suo scorbutico padrone lo dice:
"Tu sei un clown,
Sei uno sfigato,
Un perdente nella vita,
Un poveraccio senza ragione di vivere,
E la paga di un clown ti meriti"
Per questo vive in una baracca malandata.
Il clown si siede sul letto rumoroso,
Consapevole che passerà un'altra notte insonne e piena di lacrime.
E mentre i suoi demoni in testa lo attanagliano
E le lacrime scendono copiose:
Il clown, accenna un mesto sorriso,
Sapendo che il giorno dopo,
Tornerà a dare gioia a gente che se lo merita più di lui.
Il Clown testo di John Miller