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All’improvviso il giovane cadeva giù nel vuoto. Era strano, era come se da un momento all’altro fosse cambiato il suo modo di essere al mondo. Il nulla, a volte, sembra abbracciarti. Talmente tante cose per cui piangere che nessuna sembra degna di meritarselo. Può capitare, a volte, che la sofferenza vada domata, ridimensionata ad una misera apatia; e tuttavia, l’apatia in questione, sembra essere permeata da insoddisfazione e sentimenti amari. Non è cosa da poco cadere nel vuoto, ci sono diverse regole. Prima di tutto, è meglio non sorridere. Perché ingannare la tristezza con così sofisticata gioia? In più, pare, che anche guardarsi allo specchio sia sconsigliato in queste circostanze. I nostri occhi non sono fatti per essere guardati. Gli occhi riflettono l’anima, e forse, non siamo abbastanza forti per conoscerci davvero. Il giovane pareva limitarsi a vivere, a respirare…e non sembrava essere nulla di più di un qualcosa che semplicemente esiste. Non era cosa saggia in quel momento provare qualcosa, lo avrebbe sopraffatto. Doveva sparire per un po’, compiere un avventura, fuggire eroicamente dalla sua inseguitrice, la vita, rifugiandosi nell’indifferenza. Forse là sarebbe stato al sicuro. Se non avesse cercato di essere felice, probabilmente non avrebbe rischiato di essere triste. Il suo cuore avrebbe continuato a battere, o almeno, avrebbe simulato qualcosa che potesse assomigliarci. Le persone attorno a lui l’avrebbero visto come la sagoma di un ombra. E lui sarebbe stato male, ma almeno, e questo forse lo affascinava, in pace.