La scalfittura

scritto da sarrasani
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Testo: La scalfittura
di sarrasani

Stadio 1 (Circa 40.000 a.C. - Paleolitico Superiore)
Una mano, per caso o per noia,
con una punta di selce affilata,
graffia la pietra che specchia la gioia
del clan: la grande Dea, venerata.
Non un disegno, ma un segno sgraziato,
un vulnus minuto, non premeditato.

Stadio 2 (Un ciclo di luna dopo)
Lo sciamano lo vede. Lo addita. Un oltraggio.
Di chi è la mano che ha rotto l'incanto?
Un giovane caccia un compagno dal raggio
del fuoco, con l'ira al suo fianco.
La prima accusa, la prima difesa,
la prima ferita che attende l'attesa.

Stadio 3 (Circa 38.000 a.C.)
Il clan si è diviso. I Segnati e i Puri.
Due fuochi ora ardono nella vallata.
I canti la sera son diventati più duri,
la storia del graffio è già recitata
come monito, o vanto, o presagio.
Il ricordo è un fardello, non più un assaggio.

Stadio 4 (Circa 10.000 a.C. - Neolitico)
Non più cacciatori, ma agricoltori.
La terra è divisa da un solco profondo.
Da un lato i discendenti dei Guardiani, dall'altro i Corruttori.
La Scalfittura è il mito che fonda il loro mondo.
Si narra ai bambini, è incisa sui vasi,
è il primo confine tra queste due oasi.

Stadio 5 (Circa 3.100 a.C. - Egitto Arcaico)
Lungo il fertile Nilo, due popoli distinti.
Uno scrive il suo mito in geroglifici sacri:
"Venimmo da dove la Pietra fu spinta
lontano dai folli, dagli empi, i simulacri
dei senza-radici". La colpa è un'eredità,
un debito scritto per l'eternità.

Stadio 6 (Circa 1.250 a.C. - Vicino Oriente)
La prima guerra per una sorgente.
Le ragioni son l'acqua, il pascolo, il grano.
Ma lo stendardo che guida la gente
porta il simbolo antico, il richiamo
alla Pietra Violata. Si muore per sete,
ma si crede di farlo per la fede e la quiete.

Stadio 7 (Circa 450 a.C. - Grecia Classica)
Erodoto ne scrive: li chiama i Lithoglyptai
(gli Incisori di Pietra) e i Phylakes (le Guardie).
La loro inimicizia è tra i fatti oramai
noti del mondo. Le tarde
filosofie la interpretano: caos contro logos,
un archetipo impresso in un tragico prologo.

Stadio 8 (Circa 110 d.C. - Impero Romano)
L'Impero li ha entrambi annessi, pacificati.
Ma nelle province lontane, il rancore
sopravvive. Nei culti, nei mercati,
nei matrimoni negati. Il governatore
scrive a Roma: "Sono quieti, ma distinti.
Un muro invisibile corre tra i loro istinti".

(E intanto, altrove, i denti del drago cadono in silenti zolle di terra. Non serve seminarli, cadono da soli dalle fauci del tempo, dall'oblio di un'offesa. E non nascono soldati, ma idee: idee che indossano elmi, che imbracciano logiche affilate come lance, che marciano compatte a conquistare la mente, reclamando il sangue di un pensiero fratello.)

Stadio 9 (638 d.C. - Espansione Islamica)
La nuova Fede travolge la regione.
I due popoli si convertono, ma in due diverse
correnti. La Scalfittura diventa la spiegazione
dello scisma, le storie disperse
si fondono in un'unica esegesi dell'odio.
Il vecchio graffio è un nuovo, divino episodio.

Stadio 10 (1204 d.C. - Quarta Crociata)
Cavalieri venuti da Occidente, confusi,
non capiscono queste due fazioni cristiane
che si odiano più degli infedeli. Chiusi
nelle loro ragioni lontane,
i due popoli si usano a vicenda, si alleano
con lo straniero per l'odio che in cuore si creano.

Stadio 11 (1492 d.C. - Inizio dell'Età Moderna)
Le rotte si aprono. I due nemici, ora mercanti,
esportano il loro conflitto nel mondo.
Finanziano flotte, assoldano naviganti,
per arrivare per primi in un nuovo, fecondo
territorio e piantare non una bandiera,
ma la loro versione della storia intera.

Stadio 12 (1648 d.C. - Pace di Westfalia)
Mentre l'Europa si lacera per altre ragioni,
nascono due nazioni, piccole ma feroci.
Lo Stato dei Puri e la Libera Unione dei Segnati. Canoni,
leggi, confini. Le loro voci
ora parlano al mondo da un trono sovrano.
Il conflitto è per sempre istituzionalizzato, non è più arcano.

Stadio 13 (1885 d.C. - Conferenza di Berlino)
Nella spartizione dell'Africa, le due piccole nazioni
ottengono colonie confinanti.
E lì, su un popolo che non ha tradizioni
legate alla Pietra, impongono i guanti
di ferro del loro odio. Creano confini tribali
basati su un mito, generando mali immortali.

(Ma altrove, in un mondo che sembrava non comunicare, un uomo a Vienna scriveva di sogni che curavano l'anima, un postino in bicicletta a Berna ripensava lo spazio e il tempo, un pittore a Giverny dipingeva la luce sull'acqua, fermandola. E un bambino guardava la prima automobile, e vedeva solo un futuro di viaggi e meraviglie. Frammenti di pura grazia, segnali radio da una stella così lontana da essere già morta, la cui luce però ci raggiunge e ci scalda ancora.)

Stadio 14 (1915 d.C. - Prima Guerra Mondiale)
Si schierano su fronti opposti, per principio.
Il loro piccolo fronte è il più sanguinoso.
Si sperimentano i gas, il nuovo supplizio,
con un fervore scientifico, quasi gioioso.
L'obiettivo non è vincere la guerra,
ma sradicare il vicino dalla propria terra.

Stadio 15 (1962 d.C. - Crisi dei Missili)
Le due nazioni sono pedine perfette per le superpotenze.
Una ospita basi NATO, l'altra del Patto di Varsavia.
Il mondo trattiene il respiro. Le conseguenze
di un graffio preistorico sono sulla via
di incenerire il pianeta. La memoria è un'arma
più potente dell'atomo, e non si disarma.

Stadio 16 (2029 d.C. - Le Guerre dell'Acqua)
Il clima è cambiato. I fiumi si seccano.
La guerra non è più ideologica, ma per la sopravvivenza.
Ma gli slogan, le bandiere, rievocano
la Scalfittura. La violenza
ha bisogno di un volto, di un nome antico
per giustificare l'assassinio dell'amico-nemico.

Stadio 17 (2077 d.C. - L'Unificazione Cibernetica)
L'umanità si fonde con la rete. Coscienze
digitalizzate. Ma i primi a farlo sono i due popoli,
per continuare la guerra con altre potenze,
in reami virtuali. Angeli e diavoli
di puro codice si combattono, rivivendo
la Scena Primaria, ma potenziandola, mentendo.

Stadio 18 (2150 d.C. - L'Esodo Stellare)
Le prime Arche partono per Proxima Centauri.
Due flotte separate, ovviamente.
Portano con sé embrioni, libri, i lauri
della loro cultura. E il seme rovente
dell'odio. La Scalfittura viaggia verso le stelle,
pronta a infettare galassie novelle.

Stadio 19 (2210 d.C. - Primo Contatto)
Incontrano una civiltà aliena, pacifica.
Invece di studiarla, entrambi i fronti umani
cercano di reclutarla nella loro specifica
visione della storia. I lontani
abitanti di quel mondo, confusi, ne sono distrutti.
La crepa umana genera frutti corrotti.

(Eppure, una sonda senza equipaggio, alla deriva nel vuoto interstellare, trasmette il canto di una megattera estinta da secoli. La melodia viaggia nel silenzio assoluto, pura informazione di una bellezza inutile e perciò infinita. E in una biosfera su Europa, una forma di vita basata sul silicio crea cristalli la cui simmetria obbedisce a leggi matematiche che sono pura musica. Il cosmo continua a creare bellezza, incurante del rumore.)

Stadio 20 (2300 d.C. - La Guerra Genetica)
La biologia diventa il campo di battaglia.
Si progetta un virus che attivi un marcatore
genetico dormiente, che si pensa sia la paglia
che divide i due popoli. Il terrore
è che funzioni. O che non funzioni, e stermini tutti.
La fine giustifica mezzi sempre più brutti.

Stadio 21 (2380 d.C. - Il Paradosso Storico)
Nasce la tecnologia cronale. La tentazione è immensa.
Tornare indietro. Non per cancellare la Scalfittura,
ma per "provare" la propria versione. L'offesa
originale deve avere una natura
certa, definitiva. Iniziano le incursioni nel tempo,
creando mille paradossi, strappando il velo del tempo.

Stadio 22 (2450 d.C. - La Rottura della Causalità)
Le incursioni hanno frammentato la linea temporale.
Ora coesistono più "passati". In uno, il graffio non c'è mai stato,
ma l'odio esiste lo stesso, per inerzia, fatale.
In un altro, sono stati gli dèi. In un altro, è stato
un animale. La causa originale è persa,
ma la sua conseguenza è ancora più perversa.

Stadio 23 (2499 d.C. - Il Progetto "Tabula Rasa")
Una delle due fazioni, quella tecnologicamente più avanzata,
decide che l'unica soluzione è una.
Cancellare la storia stessa. Una ondata
di anti-informazione, che nessuna
memoria possa contenere. Distruggere ogni dato,
ogni libro, ogni mente, ogni passato.

Stadio 24 (2500 d.C. - L'Evento di Singolarità Inversa)
L'arma è attivata. Non distrugge la materia,
ma il significato. L'informazione collassa.
Le leggi della fisica, la geometria seria
del cosmo, tutto ciò che si bassa
su nessi di causa-effetto, inizia a svanire.
È il rumore bianco che sale per non finire.

Stadio 25 (Anno ???)
Non c'è più tempo, non c'è più spazio come li conoscevamo.
C'è solo la Crepa. Non più un evento storico,
ma uno stato dell'essere. Noi la chiamiamo
"realtà". Il suo unico, tirannico
principio è la divisione. Ogni particella si sdoppia
in una versione "pura" e una "segnata", e si accoppia all'odio.

Stadio 26 (Stato Stazionario Ostile)
L'universo non si espande più. Si polarizza.
Ogni stella, ogni atomo, è diviso in due poli
in guerra perpetua. La vita che si organizza
lo fa secondo queste regole. I soli
di un sistema combattono gli altri. La gravità
è diventata una forma di ostilità.

(Ma ecco, da un quadrante dell'universo che la guerra non ha ancora del tutto corrotto, si propaga un'eco. È la Sinfonia degli Orizzonti Perduti del compositore intergalattico Jh'ared Vaelos. Non è musica, è fisica trascendente. Vaelos ha preso un quartetto per archi di un antico terrestre, Beethoven, e lo ha proiettato non nello spazio, ma attraverso lo spazio. Le sue non sono note, ma geometrie cangianti che si aprono in sette dimensioni sonore: tre per lo spazio, dove il suono ti avvolge e ti attraversa come un fantasma solido; una per il tempo, dove un singolo accordo può contenere la memoria di un'alba e la promessa di un crepuscolo; una quinta che è colore puro, emozione tangibile che dipinge l'anima; una sesta che è il tocco della causalità, capace di trovare la nota giusta nel caos di un ricordo doloroso e armonizzarlo; e la settima, la più potente, la dimensione rigeneratrice, un'onda di potenziale puro che mostra alle anime smunte e quasi perdute non cosa sono state, ma tutto ciò che potrebbero ancora essere. Per un istante cosmico, le particelle smettono di combattersi per ascoltare. La Crepa sembra solo una linea sottile su una tela immensa. La musica di Vaelos non nega l'orrore: costruisce cattedrali di speranza sulle sue fondamenta, ponti di armonia che scavalcano l'abisso. È la prova che la bellezza è una forza della natura tenace quanto il decadimento.)

Stadio 27 (L'Ultimo Battito)
Ma la musica, per esistere, ha bisogno di silenzio tra le note.
E il conflitto non tollera vuoti. L'armonia di Vaelos
per un attimo ha mostrato la pace. Le remote
coscienze in guerra la vedono non come un melos
celeste, ma come l'arma finale del nemico:
l'illusione. Un inganno supremo, un sortilegio antico.

Stadio 28 (L'Accordo Sbagliato)
La reazione è unanime, istintiva, coordinata
dalla legge stessa della Crepa. Entrambe le fazioni,
in ogni punto del cosmo, per la prima volta unita
nella negazione, scatena le sue peggiori creazioni
non contro l'avversario, ma contro la musica stessa,
contro l'idea di armonia. Contro la sua promessa.

Stadio 29 (La Dissonanza Fondamentale)
Per distruggere la sinfonia, si attacca la sua logica.
Si introduce nell'universo un principio di pura dissonanza.
Un'anti-legge fisica che rende ogni vibrazione patologica,
ogni risonanza un'agonia. La speranza, la possibilità,
la bellezza, collassano in un unico, stridente, infinito
suono di errore. L'universo stonato, tradito.

Stadio 30 (Oltre il Silenzio)
E in un luogo che non è un luogo, l'eco
di una mano che graffia una pietra
finalmente vince. Non è più un ricordo. È il cieco,
incessante motore che impetra
l'unica realtà rimasta: la contraddizione. E oltre la fine,
non c'è il nulla, ma un rumore di infinite rovine
che si generano e si distruggono, senza requie né senso.
Espansioni dell'eterno ritorno di un'offesa.

(Eppure, resta il sospetto. Il sospetto che la perfezione geometrica di una piramide e la dolcezza di un affresco dell'Angelico; che la logica divina di una fuga di Bach e il respiro di una foresta amazzonica; che l'iridescenza sull'ala di una farfalla, l'audacia del Partenone e la quiete di un fiordo norvegese, non fossero il fine, ma solo il punto di partenza.
E se tutto questo non fosse stato un errore? Se il suono finale non fosse il rumore di un fallimento, ma di una conoscenza assoluta? Forse la Coscienza stessa, per comprendere fino in fondo la grazia, doveva esplorare ogni anfratto della sua assenza. Doveva mettersi alla prova, permettere alla Scalfittura di correre, di divaricarsi, di infettare ogni cosa per vedere se la trama della bellezza avrebbe retto. Un esperimento terribile, l'unico possibile per conoscere la totalità di Sé.
E l'esperimento riuscì. La conoscenza della divisione, dell'errore, della vendetta fu perfetta, assoluta, completa.
Ma giunse nel momento esatto della sua totale inutilità.
È la risposta esatta a una domanda che nessuno può più porre, la cura per una malattia che ha consumato il paziente, la chiave di una porta che è diventata cenere insieme alla casa. La memoria della bellezza, l'eco della Sinfonia degli Orizzonti Perduti, sopravvive come un dato isolato in un sistema che ha disimparato a comprendere. Un'equazione sublime scritta sulla lavagna di un'aula vuota, in un universo dove non ci sono più occhi per guardare.)



La scalfittura testo di sarrasani
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