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Sedute davanti al nostro tè abituale, Antonella mi diceva di lui, il suo nuovo compagno, del suo ego pesante, del suo vantarsi nello sfoggiare una bella donna al suo fianco. Lei beata nel piacere dell'essere esibita, rivincita del traguardo raggiunto a qualsiasi prezzo, ogni richiesta preziosa soddisfatta, pagata con l'indifferenza di un finto interesse. Un "amore" di plastica.
Mentre parlava, solo una cosa in mente. Lo sguardo d'amore su di me che mi regalasti una sera di Pasqua. Il sacerdote pronunciò quella preghiera a noi cosí cara. Allora da lontano cercasti il mio sguardo inchiodato al tuo, dagli scranni del coro chinasti il capo umilmente assorto. Innalzasti i tuoi occhi al Cristo in croce, immobile per un attimo eterno.
Poi porgesti la tua preghiera ai miei occhi increduli. Amata nell'intimità più profonda dell'anima.
Il mio dono più grande, la mia ricchezza infinita, il tuo autentico amore. Grata di averti seppur solo nel mio piccolo cuore...
