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Risplendevi, di un rosso fuoco.
Le tue linee, preziosi ingredienti di un celebre cuoco;
ondeggiavano le tue onde, alternate,
erano melodiose rime baciate.
Il tuo riflesso, puro e saturo,
danzava nei miei occhi
il piacere di un giorno che non era sabato.
Ma nel mezzo della frenetica settimana,
placido e calmo, antagonista della specie umana.
tu lì, mi invitavi ad inseguirti,
baciavi, delicato, le macchie del mio viso,
e stringevi, stritolavi, il mio cuore impietrito.
Il cielo stesso cambiava dimensioni,
dipingeva le acque di mille colori,
ogni azzurro o blu cobalto,
diveniva giallo, aranciato in un guazzo
Era pieno, il tuo movimento,
e gratuito, senza richieste, quel tuo colore mai spento.
La solitudine non mi sfiorava, quella scia dorata mi parlava
stando zitta, senza fonetica;
voce muta in una domenica.
Ma poi sparisti, dietro alla collina,
il verde degli alberi passò ad una gradazione corvina.
E io come loro, senza ossigeno da donare,
la pelle insecchita,
il cuore, in un era glaciale.
Gli ingredienti sparsi, si misero ad urlare
Ed io, sola, nella cucina;
mi sentii sprofondare.