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Nella fattoria di Pianaperta viveva un’oca convinta non solo d’essere la più intelligente della fattoria, ma anche l’unica degna di pensiero critico al mondo.
Non le bastava beccare il grano e starnazzare, voleva di più: primeggiare, pontificare, sentirsi ammirata.
Un giorno trovò un vecchio manuale di psicologia caduto dal carro del padrone, un polveroso “Compendio di psicologia spiccia in relazione alla cattedra di epistemologia"
Lo lesse tutto ma non capì nulla, ma i paroloni.. i paroloni erano irresistibili: Disforia, Klein, Burnout, Skinner, Alessitimia, Coping, Alienazione, Freud. Dopo averlo sfogliato al contrario e beccato un paio di pagine, si convinse d’essere nata psicologa o meglio...psichiatra.
Da quel giorno diagnosticò tutto a tutti: la mucca soffriva di disforia (“sbalzi d’umore cronici da stalla”), il maiale era in pieno burnout da troppo fango, il cavallo manifestava coping disfunzionale con scarti improvvisi, la gallina era affetta da alessitimia perché non distingueva più tra chicchi e sassolini, e persino l’asino viveva in uno stato di alienazione permanente.
Intanto la sua testa si riempiva di vocaboli sconosciuti: la sua mente diventò una concimaia piena di paroloni dei quali non conosceva bene il senso, ma che le sembravano belli, importanti… d’effetto.
Nacquero così i suoi tre capolavori immortali:
* Hai spiumato il mio didietro e ne hai fatto un piumone
* Sei sei nato zolla, non sarai mai il mio becchime
* Non date ragione agli altri (ma a me sì) o vi insulto
Quando li declamava, spalancava le ali, sbatteva le penne e faceva inchini teatrali davanti allo stagno.
Dal canto loro gli animali della fattoria trattenevano a stento le risa: il Coniglio si piegava in due, il Ragno fingeva di tossire e le mosche cadevano svenute, il Maiale si rotolava nel fango con tutta la prole pur di non farsi vedere sghignazzare.
Ma lei non si scomponeva: “Io sono una psicologa certificata… certificata da me medesima! E voi siete solo animali ignoranti! Io sono l’oca che ha superato il concetto stesso di oca!”.
Poi, alzando il becco come fosse in cattedra, iniziava le sue lezioni:
“Cari esseri sub-intellettivi, oggi vi parlerò della mia ultima scoperta: la Teoria del Becco Quantico. Essa dimostra che ogni starnazzo emesso vibra nell’etere cosmico e genera onde poetiche che curano la disforia del fieno.”
Gli animali si guardarono tra loro. La Gallina al Tacchino: “Altro che disforia del fieno, questa soffre di disforia del cervello…”.
Ogni sera, immancabile, si specchiava nello stagno, gonfiava le piume, vi si tuffava dentro e chiedeva:
“Stagno delle mie brame, chi è la più intelligente, erudita, simpatica, profonda poetessa del reame?”
E lo stagno, tra gorgogli e ranocchi, rispondeva:
“L’oca più intelligente, erudita, profonda poetessa, mia ocaggine divina sei sempre tu… ma solo perché sei caduta qui e non sei ancora tornata su.”
Subito dopo l’acqua si intorpidiva, vomitando pantano.
Passarono i giorni, passarono i mesi e gli animali non ne poterono più. Pur di non sentirla starnazzare un minuto in più, decisero di darle ragione in tutto.
Ma non fu sufficiente. Stremati, organizzarono una colletta per regalarle un biglietto sul primo torpedone di passaggio, destinazione: Contea della Papera Impazzita.
Il conducente resistette dieci minuti alla sua Teoria del Becco Quantico, poi sterzò verso la stazione di servizio e la lanciò fuori dal finestrino.
Fu così che l’Oca, ruzzolando nella polvere, andò a cadere proprio tra le fauci dello Sciacallo del Letamaio, che da giorni le girava intorno annusando il vento.
Non la divorò -non era capace- ma le leccò le piume con aria servile, pronto a portarne in giro gli starnazzi come fossero ululati da predatore. I due si allontanarono insieme, lei tronfia come sempre, lui fedele portavoce di ogni sua vanteria.
E da allora, quando qualcuno esagera con i paroloni credendo di sembrare intelligente, in paese lo chiamano subito: “BlaBlaQuack”.
Morale della favola
Chi parla a vanvera, senza ragione,
si perde tra fumo, paroloni e finzione.
Chi invece sa dire poco ma bene,
non finisce mai sul torpedone in catene.