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Nel cuore del mondo, tra rovine e speranze,
si leva un suono che non grida, ma consola:
il rumore della Pace, fragile e tenace,
che cammina scalzo tra le macerie dell’odio.
È il pianto che si placa senza vendetta,
il canto di madri che non temono più l’alba,
il respiro lento di città che si risvegliano
senza il boato delle armi,
ma con il profumo del pane.
Il rumore della Pace è un sussurro antico,
che attraversa deserti e oceani,
che si posa sulle spalle dei bambini
come una carezza che promette futuro.
È il suono delle mani che si stringono
senza confini, senza bandiere,
il battito di cuori che scelgono di amare
invece di combattere.
Ma è anche un rumore che manca,
che si cerca nei silenzi forzati,
nelle notti in cui il cielo non ha stelle,
e la terra trema sotto passi di guerra.
Oh, se solo potessimo ascoltarlo davvero
quel rumore sottile, quel sogno che insiste,
che vive nei gesti semplici,
nei ponti costruiti con parole gentili,
nelle lacrime che non chiedono vendetta
ma giustizia, abbracci, memoria.
Il rumore della Pace non è assenza,
è presenza viva, è voce che chiama,
è il mondo che finalmente si ricorda
di essere umano.