L'artedi essere felici

scritto da anticristo
Scritto 5 giorni fa • Pubblicato 4 giorni fa • Revisionato 4 giorni fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di anticristo
an
Autore del testo anticristo
Immagine di anticristo
an
Anticristo
- Nota dell'autore anticristo

Testo: L'artedi essere felici
di anticristo

La felicità non è un traguardo fisso né un dono casuale, ma un equilibrio fragile e dinamico che si costruisce ogni giorno nelle scelte, nelle emozioni e nelle relazioni che coltiviamo. Essa non si ottiene inseguendo senza criterio ambizioni o desideri, né affidandosi ciecamente a ciò che il mondo esterno ci propone come fonte di appagamento. La vera arte di essere felici risiede nella capacità di conoscere se stessi, saper gestire le proprie emozioni — anche quelle negative — e mantenere una visione lucida e critica della realtà che ci circonda. Vivere serenamente significa imparare a dosare le proprie passioni, accettare i limiti imposti dal destino e trovare, nelle semplici verità quotidiane, la forza per superare gli ostacoli senza perdere la propria autenticità.

primo principio

Il principio cardine su cui si basa la felicità è la capacità di trarre beneficio e soddisfazione dai successi e allo stesso tempo non abbattersi in seguito alle sventure, anzi riuscire a vederne i lati positivi. Come una nave che sfrutta il vento per muoversi, ma ha la forza di scontrarsi contro l'onda che è conseguenza del vento stesso. In questo sta la saggezza umana, nella capacità di accettare con serenità le sfide che la vita ci pone e trarre insegnamento da esse. Al contrario le soddisfazioni della vita hanno il solo scopo di rafforzare il morale e di darci la forza di attraversare la prossima tempesta che ci aspetta. Seguendo questo ragionamento il dolore è più utile della gioia nella nostra crescita personale.

secondo principio

Le gioie che derivano da fattori esterni sono tanto intense quanto instabili. Proprio come il destino può concederci un momento di felicità, ha altrettanto potere di privarcene, cosa che accade molto spesso. Al contrario, le gioie che nascono da noi stessi, come il raggiungimento di un traguardo personale, sono molto più stabili. L’uomo saggio non rincorre possedimenti esterni alla propria mente o al proprio corpo, ma ne beneficia come conseguenza del proprio miglioramento personale. L’insegnamento che ne dobbiamo trarre è che la felicità non sta nel raggiungimento dell’obiettivo (sia esso una competizione o un’ambizione economica), ma nella crescita personale che otteniamo nel tentativo di raggiungerlo. L’uomo che ha fatto propria questa virtù gode anzitutto del proprio miglioramento e, in caso di successo, prova anche la soddisfazione del risultato. Chi invece si concentra unicamente sulla “vittoria”, soffrirà in caso di sconfitta senza apprezzare il proprio miglioramento, mentre in caso di successo godrà solo per un breve momento, per poi inseguire un’altra ambizione, cadendo così in un ciclo continuo di sofferenze.

terzo principio

Le ambizioni sono tanto utili, se ben gestite, quanto disastrose se inseguite ciecamente. Un’ambizione dovrebbe avere il solo scopo di spingerci ad agire per superare gli ostacoli, quando ciò porta a un reale beneficio. Inseguirla senza criterio può invece condurci all’infelicità. Un lavoro ben retribuito, ma logorante, è vano se alla fine non si ha la forza di godersi i risultati ottenuti. Allo stesso tempo, se si hanno aspirazioni, è giusto cercare di raggiungerle, ma sempre in condizioni sostenibili.

quarto principio

Il denaro non deve essere venerato come un dio, né rappresentare il fine ultimo della propria vita. Va invece usato come uno strumento per ottenere soddisfazioni temporanee, come viaggi, hobby ed esperienze positive. Chi insegue il denaro come uno scopo è paragonabile a un cane che rincorre la propria coda: mai la raggiungerà, e se per caso ci riuscisse, rimarrebbe deluso nel capire che non è il denaro a dare la felicità, ma è solo uno dei mezzi per sconfiggere la noia e per costruire ricordi felici.

quinto principio

Tutti noi abusiamo di qualcosa che ci procura endorfine. Tra i vizi più classici ci sono il fumo, le droghe, il gioco d’azzardo, le auto… Ma alcuni si “drogano” di frammenti della vita che, se vissuti con saggezza, sono puramente positivi, ma che, in caso di abuso, diventano la propria rovina: l’amore, il sesso, il denaro, lo sport. Nessuno è immune alle dipendenze, la vera domanda è: da cosa è più saggio dipendere? Dalle droghe, che danneggiano corpo e mente? Dal denaro, che può trasformarsi in una dipendenza e condurre a una vita vuota? Dall’amore, che rischia di diventare un rapporto tossico? O dallo sport, che se praticato in modo sbagliato può fare più male che bene? L’uomo saggio non è esente dalle dipendenze, ma sa viverle con criterio, moderandone l’abuso.

sesto principio 

L’invidia è nemica della felicità. Per quanto possiamo migliorare e raggiungere i nostri obiettivi, ci sarà sempre qualcuno più avanti di noi, per fortuna o per merito. Al contrario, pensare a chi sta più in basso, con empatia e non con superiorità, è un buon punto di partenza per raggiungere la serenità.

settimo principio

Le emozioni negative, per quanto spiacevoli, sono le uniche capaci di innescare un cambiamento profondo, necessario per il miglioramento personale. L’odio, la depressione, la paura, se ben incanalati, possono essere molto più produttivi delle emozioni positive che, pur essendo indispensabili per una vita felice, rischiano di imprigionarci in uno stato di passività. Tuttavia, non si può stabilire quale condizione sia migliore, perché l’una senza l’altra è fine a sé stessa. Una felicità costante sfocia nella staticità e successivamente nella noia, mentre una continua assenza di gioia conduce a una spirale di insoddisfazione da cui è difficile uscire. Il giusto equilibrio è quindi la condizione ideale: sprona al cambiamento senza intaccare l’equilibrio mentale umano.

ottavo principio

Mimetizzarsi nel gregge è la scelta più semplice, ma non la migliore, poiché non permette di emergere. Il folle, per quanto deriso possa essere, è l’unico in grado di portare cambiamento e innovazione; spesso la linea tra follia e genialità è così sottile da diventare quasi inesistente. Non può esistere genialità senza almeno un pizzico di follia. Al contrario, le pecore sono condannate a una vita grigia, e all’incapacità di concepire ciò che non sia già stato fatto, restando nell’eterna mediocrità. Il folle è l’unico capace di emergere e lasciare un segno nella storia, nel bene o nel male.

nono principio

La cura dell’estetica dovrebbe avere il solo scopo di migliorare la propria autostima e di esprimere la propria personalità. Nelle prime fasi della vita, spesso l’estetica viene erroneamente considerata più importante della reale essenza, ma è come comprare una scatola di cioccolatini non tanto per la qualità del contenuto, quanto perché si è accecati dalla bellezza della confezione. Una mente poco profonda, nascosta in un corpo attraente, è spesso più ambita di una mente brillante in un corpo meno gradevole: questa è la riflessione di una società superficiale, che tende a invertire i rapporti, rendendo concrete le cose astratte e astratte quelle concrete.

decimo principio

L’influenza esterna sul proprio pensiero può offrire spunti di miglioramento e cambiamento, confrontarsi con gli altri permette di ampliare i propri orizzonti. Tuttavia, plagiare la propria mente seguendo passivamente le idee altrui è molto peggio che essere ottusi; equivale ad ammettere che il proprio pensiero e la propria opinione siano insignificanti. Allo stesso modo, imitare la personalità e i comportamenti degli altri dimostra mancanza di originalità e individualità. Perdere questi tratti propri è particolarmente pericoloso, perché può portare alla depersonalizzazione dell’individuo.

undicesimo principio

La mente umana è come una pentola a pressione: senza una valvola per far sfogare la tensione, finisce inevitabilmente per esplodere. È fondamentale non confondere uno sfogo sano e duraturo nel tempo, come le arti o l’allenamento del corpo e della mente, con uno sfogo temporaneo e autodistruttivo, come i vizi. Se il rapporto con questi ultimi diventa morboso, si rischia invece di implodere.

Proprio come Ulisse usò la cera per tapparsi le orecchie e non farsi ingannare dal canto ammaliatore delle sirene, l’uomo moderno deve saper scegliere le giuste valvole di sfogo per non cadere nelle dipendenze.

dodicesimo principio

il disprezzo è un’emozione fondamentale ai giorni nostri; non provare nemmeno un pizzico d’odio, in una società come quella attuale, che ne è logorata, indebolisce l’animo, rendendo la persona passiva e ingenua. Al contrario, essere consumati dall’odio rende l’animo marcio e impedisce di provare emozioni positive o di mantenere rapporti sani con gli altri. La condizione migliore è quella di mezzo: provare l’odio in modo moderato e saperlo sfogare saggiamente permette di vivere serenamente, con sé stessi e con gli altri, senza cadere nell’ingenuità.

tredicesimo principio

Al giorno d’oggi, l’ingenuo rischia di essere travolto da una società marcia ed egoista, che mette al primo posto il proprio tornaconto e si dimostra altruista solo quando ne trae vantaggio. Essere diffidenti e mettere sempre in dubbio la parola altrui è la scelta più saggia. Le uniche persone di cui ci si può davvero fidare sono i familiari più stretti e i pochi soci fidati; di tutti gli altri è necessario dubitare con senso critico, evitando sia l’eccessiva diffidenza sia l’ingenuità.

quattordicesimo principio 

La vita frenetica dell’uomo moderno è una delle principali cause dell’infelicità: inseguendo costantemente il ritmo della città, si perde di vista il vero obiettivo della vita, ovvero vivere in modo sereno. Spesso è utile prendersi una pausa dalla città e dalla sua frenesia, trascorrendo del tempo immersi nella natura e lontani dallo stress dell’urbanizzazione.

quindicesimo principio

L’auto accettazione è fondamentale per vivere in serenità con sé stessi. Capire, accettare e affrontare i propri problemi è la via migliore per raggiungere la pace interiore. Ignorarli renderebbe impossibile risolverli, mentre dargli eccessiva considerazione e punirsi continuamente per i propri difetti trasforma la convivenza con sé stessi in un’atroce agonia. in questa particolare condizione si diventa in un certo senso nemici di sé stessi. Siamo noi stessi, con i nostri pensieri e le nostre azioni a ostacolarci; in particolare i pensieri si insinuano nella testa, come un veleno che fa marcire la mente dall’interno, rendendola arida e sterile. Per uscire da questo stato è fondamentale trovare una valvola di sfogo valida: le arti e l’allenamento fisico e mentale sono senza dubbio le più efficaci e, se ben sfruttate, facilitano il processo di “guarigione”.

sedicesimo principio

La considerazione che gli altri hanno di della tua persona può offrire spunti di miglioramento, ma l’importanza che le si deve attribuire deve rimanere minima e non intaccare mai il proprio equilibrio mentale. Farsi abbattere dalle critiche altrui è segno di mancanza di carattere. È importante ricordare che non tutte le critiche sono costruttive; spesso, infatti, l’intento è esclusivamente distruttivo. Cambiare il proprio carattere in base al giudizio degli altri è vergognoso e controproducente.

diciassettesimo principio

La collettività umana si basa su una gerarchia di classi di importanza: fin dalla socialità tra i bambini si può individuare il soggetto più forte e quello più debole (socialmente). L’errore sta nell’assecondare la cima della piramide per ottenere approvazione; ciò può essere utile nel breve periodo, ma spesso comporta una perdita di potere nel lungo termine. È necessario ribellarsi ai superiori quando è opportuno, sia in ambito sociale, lavorativo o governativo. Per farlo, però, è indispensabile che chi sta in basso nella piramide lavori in modo coeso. Nella società odierna, satura di odio per il prossimo, questo risulta quasi impossibile, indebolendo così la massa popolare, nonostante la sua superiorità numerica. I poveri si fanno la guerra tra loro, mentre i ricchi continuano ad arricchirsi sulle loro spalle, e chi governa lo fa pensando solo al proprio tornaconto.

diciottesimo principio

Saper controllare le proprie emozioni e i propri desideri è una delle virtù più difficili da raggiungere, ma fondamentale per vivere una vita sana. Esplodere in pubblico, mostrando ira attraverso parole, espressioni facciali o cambiamenti di tono, è inutile, volgare e controproducente. Al contrario, manifestare le proprie emozioni principalmente attraverso le azioni è la scelta migliore: permette di sfogarsi e, allo stesso tempo, di sfruttare l’ira a proprio vantaggio. Allo stesso modo, non saper resistere ai propri desideri, siano essi fisici o mentali, rende deboli. occorre imparare a sottomettere e controllare la mente per non diventarne schiavi. Le privazioni sono necessarie per evitare di cadere nell’oblio dei vizi come la gola, l’avarizia, il gioco, il fumo…

diciannovesimo principio 

Comprendere che le emozioni sono frutto del soggetto e non dell'oggetto, ci permette di saperle gestire. Non si può cambiare il destino o evitare gli eventi spiacevoli, anche con la più meticolosa programmazione, tuttavia, si può cambiare il proprio modo di vivere con esse. Ricordare che c'è sempre qualcuno che vive una condizione ben peggiore della nostra, eppure, riesce a vivere felicemente, può farci capire, che il modo di reagire agli eventi davanti ai quali il destino ci pone è più importante degli eventi stessi. Abbattersi davanti ai problemi è controproducente, impedisce di superare gli ostacoli, oltre che di vivere serenamente, inversamente, chi riesce a non farsi condizionare eccessivamente dagli eventi sgradevoli, riuscirà sempre a superare ogni avversità in completa serenità.

ventesimo principio

Nei momenti di stress, ma non solo, prendere decisioni può risultare difficile. È importante evitare di prendere scelte importanti quando si è dominati dalle emozioni, per non rischiare che la decisione sia condizionata. Riflettere con calma e considerare tutti gli aspetti di ogni possibile scelta aiuta a non commettere errori. Dopo aver preso una decisione su cui non si ha più potere decisionale, è bene non focalizzarsi sugli effetti negativi a breve termine, ma “riporre il pensiero in un cassetto”, lasciandolo in sospeso fino a quando i risultati sperati si manifestano. Questo non significa smettere di agire, ma continuare a lavorare sul percorso intrapreso. Solo in pochi casi, quando tempo, necessità o possibilità lo richiedono, può essere utile tornare sui propri passi, dopo una riflessione attenta e solo se la nuova scelta è certamente migliore della precedente. Cambiare decisione troppo spesso rischia infatti di generare un ciclo di indecisione che porta alla totale inattività.

ventunesimo principio

L'apparenza non sempre coincide con la realtà: così come non ci si può fidare ciecamente della parola altrui, non si può neppure riporre assoluta fiducia nella propria esperienza. Spesso i sensi ci ingannano e non sempre è possibile osservare un fenomeno nella sua interezza. Se la prospettiva da cui si osserva (intesa come insieme dei sensi) non è chiara e obiettiva, la percezione che ne abbiamo può risultare distorta.Spesso è proprio il cervello a influenzare e modificare ciò che vediamo, interpretando e riempiendo i vuoti in base a esperienze pregresse, emozioni e convinzioni personali. Questo processo può portare a percezioni distorte o parziali della realtà, facendoci credere che in realtà sono soltanto costruzioni mentali. Per questo è fondamentale mantenere sempre un atteggiamento critico e aperto, consapevoli dei limiti dei nostri sensi e della mente, per cercare di avvicinarci il più possibile a una visione oggettiva e completa del mondo che ci circonda.

ventiduesimo principio

La solitudine non è una condizione da temere o evitare, ma uno spazio necessario per conoscere se stessi in profondità. Stare soli permette di distaccarsi dal rumore esterno, dai giudizi altrui e dalle aspettative sociali, favorendo una riflessione autentica e libera. La vera solitudine, scelta e non subita, è un’occasione di crescita e serenità, un momento per ricaricare mente e spirito, prima di tornare a confrontarsi con il mondo senza esserne sopraffatti.

ventitreesimo principio 

Nelle relazioni umane, imparare a non pretendere nulla dall’altro è la chiave per evitare delusioni e sofferenze. Il disinteresse non significa indifferenza, ma libertà: amare senza attaccamenti, senza aspettative rigide, permette di vivere un affetto autentico e più sereno. Solo liberandosi dall’ansia di controllo sulle persone possiamo apprezzare davvero ciò che ci offrono, e coltivare relazioni basate sulla sincerità e sul rispetto reciproco.

ventiquattresimo principio 

L’arte, in tutte le sue forme, è un rifugio prezioso dalla sofferenza della vita quotidiana e dalla costante insoddisfazione dell’esistenza umana. Attraverso la contemplazione di un’opera d’arte si sospende temporaneamente il flusso delle emozioni negative, si supera il senso di vuoto e di mancanza, trovando un sollievo che non deriva da stimoli effimeri, ma da un’esperienza profonda e duratura. L’arte ci insegna a vedere il mondo con occhi nuovi, offrendo momenti di pura bellezza e pace interiore.venticinquesimo principio 

Accettare la propria finitezza e quella del mondo è un passo fondamentale verso la felicità. La paura della morte e del tempo che scorre può logorare l’animo, ma riconoscere l’effimeratezza della nostra esistenza ci spinge a vivere con maggiore intensità e autenticità. La consapevolezza della brevità della vita non è motivo di angoscia, bensì uno stimolo a godere pienamente del presente, senza rimandare la ricerca della felicità a un futuro incerto.

La ricerca della felicità è un viaggio che non conosce una meta definitiva, poiché ogni individuo è chiamato a definire il proprio equilibrio tra gioia e dolore, desiderio e controllo, solitudine e socialità. Non esiste una formula universale, né un’unica via da seguire: solo attraverso la consapevolezza di sé e la continua riflessione sulle proprie emozioni e azioni si può sperare di costruire una vita autentica e soddisfacente. La vera felicità, infatti, risiede proprio nell’equilibrio — quel sottile bilanciamento tra opposti che permette di vivere con serenità, senza cadere nell’eccesso o nella mancanza. Forse, la vera felicità sta nella tensione verso questo equilibrio, nell’accettare il divenire mutevole dell’esistenza, e nel trovare, giorno dopo giorno, la propria personale armonia dentro un mondo complesso e spesso contraddittorio.

Ispirato da "l'arte di essere felici" di H. Schopenhauer 

L'artedi essere felici testo di anticristo
4