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"sanza sperar pertugio o elitropia"
[Inferno, XXVI v. 93]
Cosa posso io inaridita parola,
voce spezzata nel buio di un muto
agire, cosa posso, se più acuto
l’orrore mi si insinua nella gola
e sillaba per sillaba mi spegne:
tenero fuoco fui che nutre tiepida
esistenza; occhio che scavalca siepi.
Pantera di profumate insegne
che s’aggira smarrita in terre gelide
di storia, divenendo urlo d’inchiostro.
E ora solo macerie vedo e mostro:
non più sguardo che ricomponga cieli.
Nell'ombra della forma mi rifugio:
pietra elitropia, sperato pertugio.