Gilda, in La memoria del domani, Ed. Montag, 2024

scritto da MicheleMaria2023
Scritto Un anno fa • Pubblicato Un anno fa • Revisionato Un anno fa
0 0 0

Autore del testo

Immagine di MicheleMaria2023
Autore del testo MicheleMaria2023
Immagine di MicheleMaria2023
Gilda, in La memoria del domani, Edizioni Montag, 2024
- Nota dell'autore MicheleMaria2023

Testo: Gilda, in La memoria del domani, Ed. Montag, 2024
di MicheleMaria2023

                                                            Gilda

[...] Incredibile, sorprendente, piena di risorse; fa un sacco di cose, tutto le riesce facile… un vero genio, penso alla fine. Eppure questo genio sente il bisogno di vuotare il sacco, e viene proprio da me a raccontare la sua storia.

Mi sento vacillare, avverto qualcosa in me che prima non c’era, e ha proprio a che fare con lei. Sono così partecipe della sua vita, sono così pieno di lei – se così posso dire – che lei non mi appare più né come un tipo bizzarro che ho incontrato per caso, né l’ultima discendente delle antiche casate, per usare la sua espressione di prima. Lei è lei.

«Gilda», le dico guardandola fissa. Poi, non sapendo come uscire dall’imbarazzo, proseguo: «È un bel nome».

Lei scoppia a ridere: «Già, dicono tutti così, ma è chiaro che pensano il contrario, che è un nome antiquato, forse preso in prestito da quel vecchio film con Rita Hayworth (quello lo conosco, l’ho visto in un cineforum che trasmetteva solo pellicole in bianco e nero…) Per i melomani invece è un evidente omaggio a Rigoletto, la cui figlia si chiama appunto così».

Il sorriso svanisce, il suo volto ritorna serio.

«In realtà mi chiamo Ermenegilda Domitilla Annaclara Lodovica», dice compunta; «ma per gli amici sono Gilda», conclude affabilmente.

Non so che fare, non so più che dire. Alla fine il pianoforte che troneggia nel centro del salone mi dà un’idea.

«Perché non suoni qualcosa?», le propongo.

«Con piacere», risponde lei. Si mette a rovistare tra la massa degli spartiti e trova ben presto quello che cerca.

«È un pezzo famosissimo, che non puoi non conoscere, anche se sei esperto, come vedo, in generi un po’ diversi dalla musica classica».

Io faccio sì con la testa.

«È il secondo movimento, cioè l’andante, del concerto K 467 per pianoforte e orchestra di Mozart, uno degli esiti più alti del genio di Salisburgo, oltre che uno dei brani più belli che siano mai stati composti. Bisognerebbe ascoltarlo con l’orchestra, che per tutto il pezzo disegna un delicato tappeto sonoro, fatto di terzine che costituiscono la base su cui si eleva una melodia straordinaria. Ma anche il solo pianoforte è in grado di rendere merito a questo capolavoro. La melodia infatti è costruita in modo asimmetrico, con frasi di misura differente, prima di due battute, poi di cinque, infine di tre, e questo dà al brano un andamento particolarmente espressivo. Questa alternanza dura per quasi tutto il pezzo, fino ad arrivare a una sorta di ripresa, dove c’è un cambio di tonalità piuttosto brusco ed insolito per i tempi (ma che sarà ben compreso da Beethoven, il quale lo riprenderà nei suoi concerti), venendone ampliata la prospettiva armonica e aggiungendo fascino all’esecuzione. Le terzine poi sono prese dal pianoforte, e il fraseggio diventa un po’ più regolare, ma questo serve solo a illudere l’ascoltatore, perché alla fine le terzine si interrompono e si ha un nuovo cambio di tonalità, che conclude il brano in modo sorprendente e meraviglioso».

Io ascolto e cerco di far mia quella spiegazione. Ormai non mi stupisce più nulla, lei è lei. Si mette al pianoforte, e già dalle prime note capisco di cosa si tratta. Effettivamente è un pezzo famosissimo e bellissimo, e lei lo esegue perfettamente. Anzi, con grande espressione, dando enfasi ai passaggi più significativi e ammorbidendosi nei momenti più dolci e armoniosi. Quei pochi minuti di ascolto mi danno un’insolita felicità.

Gilda, in La memoria del domani, Ed. Montag, 2024 testo di MicheleMaria2023
4

Suggeriti da MicheleMaria2023


Alcuni articoli dal suo scaffale
Vai allo scaffale di MicheleMaria2023