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Nella mia vita fin dall'adolescenza ho avuto la maledizione dell'uomo brutto. È come se avessi una calamita per tutti coloro che sono sproporzionati, con la pancia, il viso da uomo delle caverne.
Gli amici, mettendosi le mani ai capelli, prendendomi in giro con le peggiori parole che potesseri uscirgli dalla bocca, mi dicevano che quasi sembrava me li scegliessi apposta. Che io con l'uomo brutto non ci posso stare, non mi "merito" di starci, che devo trovarmi qualcuno che sia almeno carino.
Ma io in tutti questi anni non sono mai stata con qualcuno che si avvicini al "carino". I ragazzi belli in genere non mi guardano, e se lo fanno poi perdono interesse. Sarà che io ho un pregiudizio nei confronti di questi mister, che arrivano con il loro metro e novanta, la barba curata, i capelli perfetti, i vestiti più alla moda, il profumo della stagione, e che aprendo bocca mi fanno solo dire "che palle, ma quando la finisce di parlare?".
Con questo non voglio dire che ogni ragazzo brutto in questo mondo mi piaccia. Per carità, ho conosciuto ragazzi brutti e noiosi, così come (anche se più raramente) ragazzi stupendi che facevano ridere tutta la stanza.
Ma una certezza ce l'ho: il ragazzo bello non ci prova con me, e quei pochi che l'hanno fatto hanno perso subito interesse.
A me l'uomo brutto mi ha sempre trattata bene. Il migliore degli amanti. Il più divertente dei comici. Il più proclamato degli chef.
Ma è così difficile presentarlo ad amici e famiglia che mi passa la voglia. Poi penso a tutte quelle famiglie che devono accogliere in casa ex criminali, figli di persone poco raccomandabili, mariti abusivi, e alla fine mi rendo conto che la bruttezza è l'ultimo dei problemi.
E quanti problemi hanno gli altri nelle loro relazioni...
Io il massimo a cui ho dovuto pensare dalle scuole medie fino ad ora che ho vent'anni è stato levare ai miei uomini il monociglio.