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Pagina di Diario. 24 ottobre 2023 _ Ore 10:11
Dove sei?
Sono passati sette giorni dal primo messaggio.
Uno scambio tra tanti, e tuttavia inusuale. "Top!" - tu - scrivi 'Hello'. Io, "Andrea", ti rispondo 'Hy'.
E' così che incomincia una storia, che oggi compie una settimana, ed è già lontana e vicina. E solo il tempo saprà dire dove ci avrà portato questo messaggio; questo primo amore per me; questo nuovo incontro per te e per entrambi.
Lunedì 17 ottobre: sono tante parole, quelle che scambiamo.
Io non so nulla del sesso, di ciò che viene prima; dopo e attraverso.
Recito zero esperienze, e mi lascio aperto al desiderio di farne una in particolare, sulla quale voglio smettere di restare a pensare.
Ma c'è molto altro. Una tua foto, del tuo corpo nuovo e bello. E una mia; del mio viso, della mia pelle.
E ti piaccio; e me ne stupisco.
Alla fine della settimana, avrò capito che la bellezza è strana.
Che ciò che non ti piace, per mille motivi, può essere apprezzato.
Che qualcuno può trovarti bello, anche se tu non lo fai.
E c'è altro.
Che ti fa apprezzare cose che non avresti mai pensato ti potessero piacere.
Io che non ho mai guardato gli occhi di qualcuno, avere in mente i tuoi, neri, così profondi e lucidi...
E non sono il primo ad averli visti, i nostri occhi.
Sei stato tu, su un autobus, al buio di una sera, che si faceva avanti e che sarebbe stata molto diversa dalle altre che abbiamo passato insieme.
Il mio primo appuntamento e il mio primo rientro a casa.
Per arrivare a tutto questo, ho atteso.
Atteso che ti presentassi per la prima volta, dalla cattedrale di San Lorenzo. Ci siamo messi d'accordo per giovedì 20, ore 17:30; vicino ai suoi leoni posti a custodirne il sagrato.
Mi hai fatto aspettare mezz'ora abbondante per poterti vedere!
E ho pensato fossi molte persone, prima che arrivassi.
In quella piazza tI ho atteso nell'incertezza di chi sta facendo qualcosa di unico, che deve essere segreto, che non si ha il diritto di vivere appieno. Aspettandoti con la paura di dovermi accontentare di quei minuti; speravo, nel caso, di avere le forze per ritornare ad attendere un giorno.
E arrivi!
Nei giorni precedenti avevo visto le tue foto. Le tue forme, messe in risalto da un completo blu elegante e leggero, le immaginavo.
Avevo già visto il tuo volto, che mi faceva intuire uno sguardo.
Oggi a quel viso so ancora associare qualcosa in più... e qualcosa in meno.
Che strano.
Quando lo incontro è Imbarazzo.
Non mi piace, ma lo ascolto.
(Sarò sotto shock tutto il giorno. Ripensandoci con il sorriso, lo sarò per tutta la settimana).
Passeggiamo ...
Lui, mi ascolta.
Io, mille pensieri.
Cammino con un'aura di nuovo, di un vuoto che si apre nello stomaco e aspetta il futuro per potersi colmare.
A fatica cerco di non essere totalmente assente.
... e lo trovo gentile.
Seduti a un tavolino di un bar, incominciamo a parlare:
Non è stupido! E' serio!
Ha sofferto... Sa...
E capisce. E risponde. E ha tempo.
...
Strano.
Sono il suo piccolo... io non l'ho mai capito. Ma la sicurezza che mi ha trasmesso, è unica.
Quando mi ha impedito con uno sguardo di sbarazzare i piatti per la cameriera. Io che lo avrei fatto e tuttavia non avrei voluto.
Quando mi ha accompagnato alla stazione, facendomi prendere un treno che da solo non avrei mai preso.
Manca pochissimo! Treno di corsa!!! Salgo, e neppure ti saluto.
Ho voglia di sentirti. E non voglio perderlo! E dove sarà?
Su mia iniziativa - pensa un po' - ci siamo scambiati i numeri prendendo il bus a Caricamento.
E sono nuovi messaggi...
Lo immagino per la città; giocare a calcio; attraversare lo spazio; arrivare a casa.
Di vederlo, aspetto tutto il giorno successivo.
Ci scriviamo fino alle due di notte, ricominciando prestissimo; prima che si facesse mattino.
Non mi concentro su quello che dovrei fare ... semplicemente non riesco.
I luoghi in cui mi trovo diventano dettaglio: ciò che voglio è altrove.
Lentamente, le 17:00. E' ora!
Piazza de Ferrari;
La sua sagoma fa capolino tra una manciata di persone.
Meno imbarazzo.
Parliamo. Mi racconta.
Inizio ad ascoltarlo, a conoscerlo
Una famiglia; una storia; un lavoro ... una vita intera.
Un po’ di disaccordo. E tanta condivisione. E stazione. E chissà...
E' un inizio.
Dolcissime carezze ci raggiungono da luoghi via via più distanti, e i nostri contorni si fanno sempre più vicini.
Tanti dubbi.
Mi spiega quello che ad altri sarebbe stato chiaro già da subito. Il suo nome sull'applicazione...
In effetti io non ne ho idea.
Troppe cose.
Non vogliamo rovinarci questo momento, unico per entrambi.
L'ansia; il timore, lo proviamo in due.
E' sabato: per qualche ora il nostro tempo sarà solo per noi.
Al mattino ogni foto; ogni frase... attesa.
Mai voluto ricevere risposte così in fretta. Ne voglio ancora, e tuttavia non bastano.
Lo vedo all'una. Panico!
Non sono sicuro. Una vita insieme?
Imbarazzo.
Siamo in stazione, in autobus, poi in casa.
Mi spiega tutto - lo ha sempre fatto:
Stanze, interruttori, impianti, lavori.
Ci si prepara per la cena...
E piano piano meno imbarazzo.
E primo bacio ... Strano
Mi piace?
(Ripensandoci, abbiamo fatto in fretta ... forse ... troppa)
E mangiamo.
E coccole; e abbracci.
Mi piace tanto.
E meno baci, e ancora più baci.
E letto.
Nuovi contatti e condivisione. Poi sesso e rigidità... e abbiamo capito
Non mi sarebbe mai bastato, né a lui sarebbe mai piaciuto.
Sistemati sui cuscini, ne parliamo.
"Lo sai, vero?" versando una lacrima.
Risponde di sì...
(Ulteriore lezione: non è facile amare. E non basta volerlo.
In genere, credo ci sia molto da scoprire prima che sia impossibile essere smentiti)
Così…
... quella sera, il distacco è graduale.
Le carezze,
si fanno sincere per me: meno forzate; più naturali.
E per lui più distanti.
Capisco che quello che ha sentito non lo riproverà, e che quello che sento non potrà mai essere reale.
E la cosa si distrugge; la casa è delusione; i nostri sogni si fanno lontananza.
Sono pianti e silenzi per me.
Per lui, non so.
Qualche cicatrice mi lascia immaginare.
E' stato tutto. E così è sparito.
Resterà qualcosa, sicuro.
Ma non saranno più canzoni, o messaggi infiniti.
Non più il futuro tra i nostri baci, ma una sua parte.
Non ho chiaro cosa stia cercando. Ne mi è chiaro cosa ho trovato...
Adesso è tristezza:
lui è più saggio, e mi aggrappo!
Perché non voglio sprofondare.
Mi ha dato tanto, io che l'amore non l'ho mai vissuto; mai saputo cosa fosse.
E vorrei dare anch'io.
Entrare nel suo cuore per accudirne il dolore.
Distruggerne la solitudine, almeno in parte.
Vorrei che quello che ho provato non sia vincolato alla mia sola mente.
Che non resti un sogno senza traccia o senza testimoni; dimenticato nell'indifferenza dei suoi attori.
Che ridiventi un inizio, per costruire il domani!
Per non arrendermi, dimostrando il massimo di ciò che riesco ad esprimere...
E' il nostro epilogo.
23 ottobre:
come al solito mi riaccompagna al treno.
L'anticipo - questa volta - non ci fa affrettare.
E' durato tutto una settimana.
Svanito in fretta come fosse nulla.
... resto qui.
Tra le mani ho una parte di un percorso più grande, che credo di desiderare.
Forse sarà qualcosa di nuovo, non la fine.
Chissà.
Un’amicizia …
Possibile.
Legami simili non ne ho di certo.
Proveremo.
Ovviamente ce lo dovremo dire.
E' una nuova relazione.
E vorrei vedere cosa succede.