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Un'altra notte
come un serpente
staglia nel cielo
la sua lingua di fuoco.
Se ne va
marciando sul mare
nella metamorfosi
di quell'onda scarlatta.
È un tramonto
che non passa
nel buio che avanza
l'indaco si arrende
al furore
che incendia stelle.
È un camino scoppiettante
nel profondo inverno
quel calore che sale
come vino fuso
tra le nebbie del Promontorio.
In questo rosso scenario
astratto
visionario
chi non darebbe il suo sangue
per prolungare l'incanto
la muta preghiera
della ferma marea
al primo astro della sera?
Inutile riordinare pensieri
tra galassie impazzite.
Non c'è logica
in una notte rossa
solo esistenza
che si dipana
nel ricamo del silenzio.
A tentoni
si cerca una mano
nel buio
che si taglia a fette.
Un'ombra porge
una candela ardente.
Il mare porta
quella corrente
che scompiglia la chioma.
Quella sagoma
sempre più smorta
uccisa da un'alba
dolce e cruenta.