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Isabella era una ragazza che amava la vita, la pace e la giustizia. Il suo sogno era che il mondo fosse libero da ogni guerra e violenza, e che tutti i popoli potessero vivere in armonia e rispetto. Per questo motivo, il 22 febbraio 2024, decise di partecipare a una manifestazione a favore della Palestina, insieme ad altri ragazzi e studenti della sua città, Pisa. Voleva esprimere la sua solidarietà a un popolo che subiva da anni un genocidio, soprattutto nei confronti dei bambini.
Ma la polizia non la pensava così. Vedendo la folla di manifestanti, la polizia si sentì minacciata e decise di intervenire con la forza. Iniziò a manganellare i ragazzi, a lanciare lacrimogeni, a spingere e a insultare. Isabella cercò di scappare, ma fu raggiunta da un colpo alla testa che la fece cadere a terra, sanguinante e priva di sensi.
Quando si risvegliò, si trovò in un ospedale, circondata da medici e infermieri. Le dissero che era stata fortunata, che il colpo non le aveva causato danni permanenti, che si sarebbe ripresa presto. Ma Isabella non si sentiva fortunata. Si sentiva tradita, delusa, arrabbiata. Si chiese come fosse possibile che nel 2024 ci fossero ancora persone che usavano la violenza contro chi chiedeva pace e diritti. Si chiese come fosse possibile che il 2024 non fosse così diverso dal 1924, quando il fascismo aveva iniziato la sua ascesa in Italia e nel mondo.
Isabella capì che il suo sogno era ancora lontano, ma non si arrese. Decise di continuare a lottare, a sperare, a sognare. Perché sapeva che solo così si poteva cambiare il mondo. Perché sapeva che solo così si poteva onorare la memoria di tutti quelli che avevano sacrificato la loro vita per la libertà e la dignità. Perché sapeva che solo così si poteva essere veramente vivi.