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Vita a Credito
Il neon sfrigola, un’agonia rosa appiccicata al cielo di questa cloaca. Roma, dicono. Roma magnifica.
A me pare un bubbone purulento, pronto a scoppiare sulla camicia già lurida di un povero cristo qualsiasi. E io, in mezzo a questa melma che si spaccia per civiltà, io ci sguazzo, ci annaspo, ci affogo un po’ ogni giorno. Vita a credito, ecco cos’è. Un debito che si accumula, un’ombra che si allunga, una puttana che ti sorride con le labbra rifatte e gli occhi che hanno visto troppa merda.
Le ore si trascinano come lumache malate, appiccicose di noia e di un vago sentore di piscio di gatto. I tram sferragliano, carichi di facce stanche, di respiri corti, di illusioni già masticate e sputate via. La gente si affretta, ma dove vanno? Verso quale miraggio di felicità preconfezionata? Verso quale altro staccio di menzogne? Io li guardo, da questo caffè dove l’espresso sa di bruciato e il cameriere ha la faccia di uno che ha perso la guerra prima ancora di combatterla.
Le donne, poi. Un’altra truffa. Ti promettono il paradiso e ti rifilano l’inferno, a rate, con gli interessi. Un sorriso, una carezza, due parole dolci e ti ritrovi impigliato in una ragnatela di ricatti, di pretese, di lacrime finte e di silenzi che pesano come macigni. E tu paghi. Paghi con la tua misera paga, con le tue notti insonni, con quel poco di dignità che ti è rimasta appiccicata addosso come un vecchio straccio.
La speranza? Una parola grossa, buona per i manifesti e per i discorsi dei preti. Io non ci credo più. Ho visto troppe albe sporche, troppi tramonti che sapevano di sconfitta. La vita è un bordello caro, e noi siamo tutti dei clienti squattrinati, che cercano di grattare qualche ora di illusione prima che la tenutaria ci butti fuori a calci nel culo.
E allora bevo. Bevo questo caffè amaro, guardo la gente che passa, le luci che si accendono fioche nella notte che avanza. E penso che forse, in fondo, non c’è niente di male a vivere a credito. Tanto, cosa abbiamo da perdere? Qualche rimpianto in più, qualche sogno sbiadito? La vita è già un debito contratto alla nascita, un’ipoteca sull’anima. E noi non facciamo altro che tirare a campare, in questo inferno a rate, aspettando la scadenza finale. Che, almeno quella, sarà gratuita.