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Come un battito
è veloce la pioggia,
e con lei del vento
l’ira, che forte viaggia
e i possenti fusti
colpisce e tira.
Ed il cielo tuona
come uno sparo,
e lacrima violento
Su l’olmo raro,
lacrima sul pino
irto e dritto,
lacrima su l’olivo,
divino.
Ed un vento fitto
sbatte con sberle infami
i poveri rami
strazianti.
La terra cruenta
s’ingozza di piogge
abbondanti, e violenta
le sputa
per tentar il grido,
pur muta.
Poi, di scatto, lo scroscio
si fa schiocchi, e si spegne.
Risorge, si fa schiocchi,
si spegne.
Intanto si leva
l’odor di bagnato,
l'odore del prato
che solleva agiato
la mente.
E si leva il suon
d’uccelli, si leva il verso
dei rossi fringuelli
da un esile bosso,
si leva il suon del pettirosso,
distinto e bello,
si leva il suon del merlo
che quieto salticchïa al suolo,
ed ultimo s’ode l’usignolo,
che col canto solo
dall’animo solleva i
fardelli.
E ritorna il pianto;
ora s’è fatto dolce
e con lievi gocce
il campo decora
d’incanto.
Or il vento sfiora
le serene foglie
e i rami calmi
dalla presa toglie.
Si sente l’odore
azzurro d’erba spagna
che lieto accompagna
il furbo pensiero
nel puro silenzio.
D’improvviso, il nero
fischio del treno
riporta nel reame del vero.
In men d’un baleno
fa svanir il bello,
e con il chiasso infame,
son come
veleno.