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Davanti al specchio d’acqua
mio cor gentile s’invola
verso il plenilunio d’argento
come il canto delle bianche colombe
che sollevano il sipario
in lingue morte
all’atro mondo, all’ignoto
e al numinoso fragile corpo
in polvere di stelle ricamato
a invocar, mieloso elisir, quintessènza
dell’amore che congiunge
nel dentro me sentire etereo.
Questa mania sovrana
sulla terra ferma m’approva
l’ardore vivo privo di lussuria,
l’avida sete della pura durata
dell’ intricato mosaico
aldilà della mia volontà
aspirando al l’eternità.
Dono racchiuso
questa Luce, della mite sinfonia
nel soffio vitale privo di superbia,
questo pullular che muta
nel polso terreno mai anonimo,
mai accidentale,
mai vagabonda l’origine
in me compiuta,
la libertà assoluta,
la scelta
che non è il caso,
non è il caso soltanto
della calda materia
che riconcilia
la dissoluzione, l’imperfezione
in primordiale sentire che innalza
carme al profano,
al sacro
della carne mia, cantora mortale,
nella tua, aperta finestra ancestrale.
