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Seguivo un metodo non proprio tradizionale, molto border line, estremo persino alle sperimentazioni più pure e temerarie. Ho insegnato, e con grande piacere, “matematica sospesa”, una particolare aritmetica a metà tra i numeri e l' irrazionale: metàmatica e metà no. Sono stato per più di due anni lontano da Pisa, insegnavo all' A-normale. Ero solito dire ai miei alunni che, se e quando la somma è giusta, bisogna allora -a tutti i costi- a tutti i conti aggiungere dell’ altro di modo che almeno il totale risulti sbagliato. Cercavo di abituarli alla logica del non scontato e del nonsenso, perché non sempre puoi avere prodotti buoni a metà prezzo, a volte devi spenderti di più. Cercavo di educarli ad usare sempre prodotti giusti e naturali, ed in particolare quelli che fossero più inclini e attigui ai loro fattori insiti, strettamente cromosomici. Pensavo fermamente che solo la genuinità dei fattori poteva comportare un risultato matematicamente corretto e limpido. Solo attraverso prodotti buoni, sani e sobri, la moltiplicazione del talento naturale verrà senz' altro pulita e ripulita da tutto quello immenso sporco tipico del prodotto lordo e di quelle tante, molteplici moltiplicazioni in essere di esseri che si vedono in giro perpetuare un errore comune. Esseri che sono matematicamente dei moltiplicandi non multipli di se stessi, ma bensì vuttime di usi e luoghi comuni – senz’ altro, sì esatti e senz’ altro messi al posto giusto e tutt’ in colonna, integri come una colomba bianca- ma altrimenti ottenuti con proporzionalità di fattori impuri e falsi. Sto parlando di quel certo tipo di fertilizzanti che abusa de le nostre terre privandole di odore e sapore. Intendo ad esempio, la sgradevole miseria dell' arrivismo puramente numerico o l’ approssimazione algebrica d’ una facile raccomandazione ottenuta a suon di elargite somme piuttosto che sudata con sincere equazioni estratte dal sudore avuto in dote da madre natura sorte. Intendo la sovrastruttura ideologica del sistema progresso, impiantato sulla quantità a scapito della qualità: tanti laureandi e laureati specializzati nella tecnica e meno talento e fantasia addestrato all’ imprevisto della pratica. La perseveranza al buon seminato e alla ricerca personale del proprio genuino talento paga sempre frutti buoni. La condanna di certi schemi è la vera e sola ricchezza d’ un paese, l’ unica risorsa di salvaguardia nazionale da preservare. Non è utopico dire che è Sensibilizzare ed educare i ragazzi a questa cultura ciò che fa la differenza e ciò dovrebbe essere fatto di modo che si valorizzi sempre questa sana consapevolezza in loro: che si persegui questo solo merito di insegnamento. Questa È l’ unica via di fuga per trattenere le fughe di cervella. Non esistono altre scorciatoie più brevi e autentiche del curare un talento: sia per chi deve tutelarlo, sia per il soggetto in question di tutela, e questo a prescindere se sia soggetto a talento emerso oppure sia talento ancora non manifesto. Bisognerebbe abbattere quel minimo comune multiplo figlio del senso di impotenza che eleva a potenze esistenziali la mediocrità e la banalità. Bisognerebbero cure ormonali matematiche. Ad ormoni alterni, fatti e non parole di numeri reali e irreali e denunciare ogni sorta di regresso cognitivo, sociale e letterario fino a giungere al karma algebrico della fantasia, nirvana poetica del talento. Insegnavo matematica sospesa alla A-normale di Pisa poi è normale che mi abbiano fatto fuori. Adesso mi hanno internato poeta e canto d’ utopia applicata.