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Ho passato anche l’ultimo giorno di febbraio a guardare dalla finestra.
A dirla tutta stamattina a un certo punto sono sceso a prendere il pane. Rientrato in casa mi sono accorto di essere uscito con due scarpe diverse e mi sono chiesto come avessi fatto a non notarlo prima, visto che tengo sempre lo sguardo basso. Sicuramente anche oggi camminando mi guardavo i piedi, ma si vede che la mente era più offuscata del solito, così ovattata e persa in chissà cosa che non faceva caso a ciò che gli occhi vedevano. Dovrei iniziare a fare docce fredde.
Nel tardo pomeriggio un amico che sta più a nord mi ha mandato la foto della neve che cadeva sulla sua città. L’ultimo sprazzo di inverno, ho pensato, e poi mi sono messo a riflettere su di me, fermo da due mesi nonostante le buone intenzioni espresse a dicembre.
L'inviato a Roma del telegiornale non indossa più la sciarpa da ormai una settimana. Se inizio a notare queste cose vuol dire che sono solo? Vorrei fermare il tempo perché non riesco a curare la mia immobilità. Forse la mia vita non è terribile, sono io che non mi do tregua. In realtà non sono sicuro di questo.
Sono nato ad aprile, quindi tra poco un altro anno sarà andato senza aver ottenuto nulla. E mentre avanzo con l’età il contorno delle cose sfuma, e tutto quello che prima era tangibile si prepara a diventare l'ombra di sé stesso. E io sono una di quelle cose, ciò che mi distingue è la consapevolezza. Sarebbe forse meglio non averla.