A un’altra velocità

scritto da Dedalo.72
Scritto 3 anni fa • Pubblicato 3 anni fa • Revisionato 3 anni fa
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Autore del testo Dedalo.72

Testo: A un’altra velocità
di Dedalo.72

- Come ti chiami? -

- Daniela -

- E giochi sempre da sola? -

- Si! -

- Non hai fratelli o sorelle? -

- Si, ma sono tutti morti! -

A mia madre piace raccontare questa storia. La ricorda in ogni occasione. Dice che quando ero piccola adoravo terrorizzare la gente.
Ora mi chiedo: come può una bambina di quattro anni premeditare scherzi così macabri?

Io non raccontavano che la realtà: a quattro anni giocavo con quattro bambini che potevo vedere e sentire solo io.

Ho avuto una brutta infanzia?

No, solo diversa.
Ho sempre pensato di essere inadeguata a quello che mi veniva chiesto, le attese venivano sempre disattese, alcune sono ancora lì ad aspettare. Adesso so il perché. Viaggio a scartamento ridotto, viaggio come i treni di Tozeur.

Io non dovrei essere nemmeno qui, quando sono nata i miei livelli di ossigenazione erano molto bassi.
Mia madre ha rischiato di perdermi ancora prima di darmi alla luce. Forse è per questo che giocavo con i mai nati! Loro venivano da me per non sentire la mia mancanza?
Quando ho cominciato la scuola elementare sono andati via, in casa c’era ormai il vagito di mia sorella.

Sai che ognuno di noi produce un suono?

È il battito del cuore, le onde cardiache producono suoni, ognuna diversa dall’altra così che il tuo suono è diverso dal mio e da tutti gli altri.
Il mio, poi, più che un suono è un’incredibile stonatura. Il sangue che ritorna indietro accompagna lo schiocco delle valvole. Mi sono ascoltata dieci anni fa per la prima volta. Ho pensato che sia una fortuna per gli altri non riuscire a sentire il frastuono del mio cuore, un cadere di piatti e bicchieri che si fracassano nella cucina di un ristorante.

La verità è che ognuno di noi, secondo me, avverte qualcosa che non quadra quando c’è qualche problema. Ho sempre pensato di essere inferiore agli altri, non reggevo la fatica nelle ore di educazione fisica e il professore diceva che ero una lavativa.

Quando mi hanno diagnosticato il problema tutte le mie domande hanno trovato risposta. Quindi perché sono qui? Ostinata che non sono altro, anche un incidente stradale non ha arrestato il mio ritorno. Pensavo di essere qui solo per un breve saluto, come dire “avrei voluto fermarmi di più ma devo proprio andare” ed invece oggi ho un’altra spiegazione…io sono qui a dare una mano. Credo che ognuno di noi sia qui per dare una mano e se tutti lo sapessero, se tutti fossero coscienti di questo, finirebbero le rivalità. Utopistico!
Io un giorno non ci sarò più e forse non avrò cambiato nemmeno niente ma quando sono in macchina da sola penso che ci sia molto di più oltre quello che vediamo. Dovremmo solo scostare il velo che copre i nostri occhi. Ferma al semaforo contemplo il cielo: “Che te suoni?…Aspetta, no…sto scrivendo!”.

A un’altra velocità testo di Dedalo.72
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