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DISCLAIMER. Come richiamato in nota, le righe che seguono tracciano le pochissime linee di uno scenario soltanto possibile.
Per gli ebrei, il Messia si è manifestato: egli è finalmente pervenuto all’esistenza affermativa e il 14 maggio del 1948 si è fatto storia. Il Messia è Israele: lo stato fondato sulla terra di Palestina occupata e poi sottratta, e sul sangue innocente sacrificalmente spillato al popolo custode della Terra Santa. Israele è il Messia, quindi Israele è l’unto del Signore. Israele detiene il potere di prendere tutto quello che esiste sul pianeta: esso si pensa costituito quale depositario della proprietà universale. Tutto ciò che gli altri possiedono è solo in prestito: tutti sono debitori di Israele. Il che, si badi bene, non significa che Israele aspiri ad acquisire per sé la proprietà formale delle ricchezze di tutto il pianeta, ma considera dovuto estrarne un profitto il quale, sotto forma di interesse o di decima che sia, dimostri che tali ricchezze sono state integrate nel sistema del dominio finanziario ebraico sulle singole finanze nazionali.
Questo processo di identificazione di Israele con il Messia è però manchevole di un tassello, l’ultimo: la ricostruzione del “Terzo Tempio” sul monte Moriah, là dove si trova la “roccia di Abramo”, la stessa che fece da guanciale a Giacobbe la notte del suo sogno.
Dopo il massacro compiuto all’alba del 9 aprile del 1948 nel villaggio palestinese di Deir-Yassin, in occasione del quale squadracce di terroristi ebrei appartenenti all’Irgun e alla famigerata “Banda Stern” sterminarono a sangue freddo oltre duecentoquaranta palestinesi, musulmani e cristiani, per lo più donne e bambini, la stampa “occidentale”, europea e americana, si guardò bene dal fornire dettagliati resoconti dell’accaduto. Alcuni si domandarono donde provenisse questa atroce violenza dei terroristi giudaico-sionisti, sfociata nella eliminazione totale degli abitanti di un intero villaggio, i cui cadaveri vennero gettati nei pozzi: secondo il cronista M. Blondet, questo atto efferato ha motivazioni peculiari dell’ebraismo osservante: “Né l’Irgun, il movimento estremista fondato da Jabotinsky, ne la “Banda Stern”, creata da Avraham Stern, un membro fuoriuscito dall’Irgun, furono gruppi di tipo puramente politico; la loro sanguinaria spietatezza non derivava da ideologie paragonabili - per fare un esempio - a quelle, feroci ma “laiche”, marxiste e leniniste, come quelle della Rote Armee Fraktion tedesca o delle nostre Brigate Rosse. Le motivazioni dei terroristi ebraici erano religiose, o meglio talmudiche. L’eccidio di “donne e bambini” era, per costoro, una parte dell’osservanza letterale della Scrittura giudaica”, in particolare quel passo di Deut., 7,16: “Distruggi dunque tutti i popoli che il Signore, Iddio tuo, mette in tua balìa senza sentirne pietà e senza servire ai loro dèi, perché ciò sarebbe un laccio per te.”; e ancor prima, Deut. 7,2: percuties eas usque ad internecionem.
Israele, perciò, nella sua autointerpretazione messianica, detiene in sommo grado il potere fondamentale, quello che identifica il potere come potere: Israele può impunemente uccidere. E può impunemente uccidere perché il “sommo grado” di questo potere è quello della legittimità. Di quali elementi si sostanzia la legittimità rivendicata dagli ebrei, sionisti e non? A rivelare il fondamento della legittimazione alla disponibilità del creato rivendicata dagli ebrei, e quindi al loro diritto di sopprimere, è nientemeno che Hegel, in uno straordinario scritto del suo periodo giovanile, straordinario per acume e profondità: “In quanto Abramo non poteva realizzare da sé la padronanza sul mondo — il solo rapporto per lui possibile con il mondo infinito e contrapposto — questo rimaneva in cessione al suo ideale; anche egli era sotto il suo dominio, ma nel suo spirito vi era l’idea; a questa egli serviva e perciò godeva del favore dell’ideale; e giacché la sua divinità aveva alla sua radice il disprezzo per tutto il mondo, così egli restava l’unico favorito. Perciò il Dio di Abramo è essenzialmente diverso dai Lari e dagli dèi nazionali. Una famiglia che veneri i suoi propri Lari, o una nazione che veneri i suoi propri dèi nazionali, si è di certo isolata, ha diviso quel che è unico e ha escluso gli altri dalla sua porzione; ma al contempo essa ammette che vi siano altre porzioni, non ha riservato per sé l’incommensurabile e non ha bandito da questo tutti gli altri; ammette eguali diritti verso esso, riconosce i Lari e gli dèi degli altri. Al contrario nel geloso Dio di Abramo e dei suoi discendenti troviamo l’orribile pretesa che egli soltanto sia Dio e che solo questa nazione fosse l’unica ad avere un Dio.”
In pochi passaggi, viene spiegata l’origine del suprematismo ebraico, il più feroce mai esistito sulla faccia della terra. Israele (e non semplicemente il sionismo) si è messo in ascolto della Promessa divina, e invece di udire la Parola di Dio che la confermava e suggellava, pazzo di hybris ha udito l’eco della sua stessa voce. Israele ha ereditato il divieto di farsi immagini di Dio: perché vedrebbe sé stesso allo specchio. Se è uscito di senno ascoltando il ridondare distorto delle sue parole, che accadrebbe se si trovasse dinanzi alla sua stessa immagine? Impazzirebbe regredendo a uno stato bestiale, giacché vedrebbe quello che gli rimanda lo specchio — le vere fattezze del Messia: quelle di un mostro.