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Il Manifesto dell’Oracolo rappresenta solo in superficie il mondo di cui è fatto.
Questa dimensione metafisica possiede un doppio tessuto, in cui un livello agisce come retroscenadell’altro. Dietro la superficie visibile, l’Oracolo si estende fino a possedere e a penetrare nella vita privata dell’autore stesso.Esiste un filo invisibile, oscuro, che fa da ponte tra le due dimensioni.Quella invisibile è particolarmente vicina al mistico, ma a differenza della superficie, non si lascia dire né dominare. È un campo abitato da ciò che sfugge alla forma.L’autore, dopo essere stato incarnato dall’Oracolo, come accadeva alla profetessa di Apollo nell’antica Grecia (enteos), attraversa il confine e porta con sé nella seconda dimensione ciò in cui si è imbattuto nella prima:frammenti di presenze, entità – buone o cattive? – che emergono soprattutto nell’oscurità.Queste non sono definibili, né interpretabili.L’incontro tra l’autore e tali presenze è un contatto puro con la percezione ultraterrena, che si traduce quasi sempre in emozioni brucianti: inquietudine, paura, sospetto, sospettabilità.L’autore, dunque, non solo abita una pluralità di dimensioni metafisiche in un mondo che appare dominato dalla fisica e dalla scienza, ma è anche posseduto da una molteplicità di dimensioni emotive.Sono queste che determinano le sue scelte, le azioni, le conseguenze – anche inconsciamente – nella superficie del mondo.L’elemento più rilevante da considerare è il patto che l’autore è chiamato a stringere tra le due soglie: oscurità e luce, profondità soggettiva e superficie apparente degli enti.Un patto che costa nella dimensione vitale di chi lo accetta.Perché ciò che è sopra è ciò che sta sotto.Ciò che è dentro è ciò che è fuori.E ciò che si percepisce… non può più essere trascurato.