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Sotto lo stesso etere
La miseria non sussurra,
è un’ombra che scivola nei corpi stanchi.
Abita i pensieri di chi si crede ricco, ma non possiede nulla.
Vive nel sorriso di chi resta indietro,
e continua ad amare
senza conoscere il senso del
proprio dolore.
La miseria cammina nelle crepe delle strade,
terre aride dell’anima,
dove respirano cuori dimenticati.
Ma noi, ciechi di indifferenza,
spogliati della dignità,
li oscuriamo,
facendo finta che non esistano,
che non parlino,
che non gridino.
Eppure, sono lì.
E sono tanti.
Ci sono bambini venuti al mondo
nel silenzio più assordante che esista,
eppure capaci di tramutarlo in canto.
Hanno mani senza briciole,
ma occhi che brillano di immaginazione.
I signori del superfluo —
quelli che chiamano "borghesia"
non sanno più cosa significhi
ringraziare.
Chi non possiede abiti né pane,
né oro né nome,
sa ancora sognare il cielo.
Siamo sotto lo stesso firmamento,
e quelle anime siamo anche noi,
nella parte più nuda e vera di ciò che siamo.
Prima o poi,
questa verità ci travolgerà
come fa l’uragano
quando spegne una città.