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Parlami, cuore, non conosco la strada.
Sono inabile a scrivere, inabile a vivere.
Non sento più le parole uscirmi dalla bocca,
la mia testa non formula le figure che vorrei,
e tutto sfuma, cenere da una sigaretta,
e ciò che scrivo è vacuo, inutile, non mi libera,
il cuore.
Non funzioni più, martoriato come tappeto,
da tacchi a spillo che non si curano di capirti
e io stessa, non ti capisco, parliamo lingue differenti.
La tua è un mugugno, un suono senza senso,
mi attira verso ciò che non posso avere e poi mi scaraventa l'acqua addosso.
Rimango zuppa, controvento, e la mia pelle si intorpidisce.
Non conto più i giorni, la storia si ripete,
e l'inchiostro stesso mi chiede perchè lo spiattello su carta,
se nulla può cambiare.
Perchè scrivo, se è tutto un lurido cerchio,
cosa voglio dire con punteggiatura che ingabbia il mio cuore,
se questo non si riflette, più.
Parlami, cuore, non conosco la strada,
o parla ai versi, a questi lembi di carta.
Ma anche se inizia, poi son frasi sconnesse,
si impigliano, mille gomitoli,
e continua a pompar sangue,
senza saper per cosa si ostina la lotta.
Parlami, cuore, non conosco la strada,
o sussurralo, se non vuoi farti sentire,
ma riprendiamo a scambiarci vocali,
cominciamo di nuovo con la poesia.
Assembliamo pagine, titoli, opere,
non posso vederti lacrimar, se non d'inchiostro.
Parlami, cuore, la troveremo una strada
ma non posso più vivere, con questo dolore addosso.