Contenuti per adulti
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Tutti pensano che i bambini non conoscano il dolore.
Eppure, lui arriva. Senza che te lo aspetti, sulla sua macchina terrificante, con il volto coperto, irriconoscibile. Si ferma sul ciglio della strada per chiederti se vuoi un passaggio, ma ti ha già rapito, senza che tu possa dire una parola.
Di tante cose mi ricordo, ma in particolare di quando, su quella macchina, da quell’estraneo, venni rapita io.
Era già passato qualche mese da quando avevo perso mia sorella. Ma ancora non volevo crederci, credere che fosse successo proprio a me, alla mia bellissima e unita famiglia. Ma questo non era tutto ciò che mi aspettava, forse, solo un pesante inizio di un racconto sulla vita.
Quel giorno venni da te di pomeriggio, stavo da mia zia in quel periodo, con il mio amato cuginetto.
Faceva caldo e avevo solo voglia di un gelato, o del solito bicchiere di latte freddo con sciroppo alla menta.
Venivo a trovarti, perché non stavi bene da un po' di tempo.
Eri sempre più stanca, consumata, lo percepivo dai tuoi occhi spenti e segnati, dal tuo modo di guardare in giro, di dire qualche sciocchezza che però sul momento mi faceva ridere e dal tuo modo di stare incurvata e sempre rigida.
Ma ti guardavo con i miei occhi di sempre, sorridendoti, perché solo così, avrei mantenuto anche quella parte di me che temevo si sarebbe potuta perdere, mesi prima.
Quel giorno non andò così, lo schiaffo della realtà non tardò a colpire il mio volto. Di nuovo.
Entrai in cucina e i miei occhi si posarono subito nei tuoi, che non mi avevano riconosciuta.
Non ci volle molto tempo per farmi capire, che stavo perdendo anche te.