La figlia segreta delle stelle

Tra i muri di biblioteche silenziose
un uomo piegava il tempo,
lasciava che la luce si incurvasse
sulle orbite della sua mente.

Lo chiamarono visionario,
ma il visionario conosce la solitudine:
un deserto di numeri,
una lingua che pochi comprendono,
un cuore che tace
mentre le formule gridano.

In quella vita di specchi e calcoli
c’era però una stella nascosta:
Lieserl, figlia smarrita,
mai tenuta fra le braccia,
custodita come segreto,
bruciante come colpa.

Il padre che spiegò la gravità
non seppe raccontare
la gravità del silenzio,
l’orbita spezzata di un amore negato.

Così, nel suo cammino verso il tutto,
scoprì la piega invisibile:
non forza, non particella,
non curva dello spazio,
ma Amore.

Amore come luce
che attraversa il vuoto,
che illumina chi dona
e chi riceve.

Amore come gravità
che trattiene gli sguardi,
che lega i destini
più delle stelle.

Amore come potenza
che moltiplica la vita
contro il cieco egoismo
di un’umanità che si consuma.

E l’uomo che cercava
una teoria unificata dell’universo
capì che l’unica equazione vera
non appartiene alla scienza:
è la vibrazione segreta
che tiene insieme ogni cosa.

Per questo scrisse,
con mani tremanti di tempo,
di una bomba che non uccide,
ma che potrebbe cancellare odio e avidità.
Un ordigno d’amore,
mai costruito dagli uomini,
eppure vivo in ogni cuore,
in ogni piccola scintilla pronta a liberarsi.

Così si svelò:
il genio curvo sul cosmo
era anche un padre ferito,
un uomo in ritardo
che consegnava alla figlia invisibile
l’ultima verità.

E la lettera rimane,
non come scienza ma come preghiera:
che tutto si piega,
che il tempo è relativo,
che solo l’amore
è la forza senza limiti.