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“Cosa si prova?”.
Dave soppesò la pistola tenendola sul palmo della mano sinistra. Seduto sulla sedia da ufficio ergonomica ne valutava il peso, il freddo del metallo brunito, le linee essenziali. Il potere che emanava.
“Cosa si proverà?”.
Tolta la sicura, prese la pistola con la mano destra e se la puntò alla tempia. Aumentò la pressione sul grilletto; un’altra lievissima, insignificante contrazione dell’indice e l’avrebbe fatto scattare.
La pistola era scarica, lo sapeva benissimo, l’aveva disassemblata la sera prima per pulirla e lubrificarla, e una volta terminato di riassemblarla non aveva inserito i proiettili che teneva separati in un altro cassetto chiuso a chiave. Lo sapeva, eppure non era mai riuscito a tirare il grilletto per quello che avrebbe rappresentato un suicidio virtuale.
Guardò la scrivania di fronte a sé. Un monitor spento, una tastiera dai tasti consunti, un mouse, un’agenda planner aperta sulla settimana corrente zeppa di appuntamenti, una penna – nera, manco a dirlo – una lampadina da tavolo a LED impostata sulla luce fredda, un portafogli, un telefonino. Tutto in ordine, tutto allineato, tutto a creare una perfetta composizione geometrica dello spazio.
Chiuse gli occhi, il freddo della canna sulla pelle che iniziava a sudare. I sensi si acuirono ed ebbe una perfetta sensazione di sé, di ogni infinitesima parte del suo corpo. Senza vederlo, poteva percepire l’ambiente circostante, poteva toccarlo e includerlo tutto, come se la sua essenza fosse diventata un gas che lo riempiva.
Entropia.
E il tempo rallentò, fino a fermarsi.
“Provo”, disse.
Click.
Dave morì. Inevitabile. Un proiettile alla tempia non lascia molte probabilità di sopravvivenza.
“Come”, vi starete chiedendo, “ma la pistola non era scarica?!”.
Tranquilli, Dave aveva ragione: era scarica.
Dave morì. Inevitabile, dicevamo. La domanda che dovete porvi, piuttosto, è un’altra: perché il proiettile era penetrato dalla parte opposta, dalla sinistra?
No.
Lo so cosa state pensando, ma no, non è il solito enigma della camera chiusa e non ci sarà alcuna investigazione che, giunta agli sgoccioli, spiegherà come l’impossibile sia stato possibile e non vi dovrete immedesimare nei panni dello Sherlock Holmes di turno. Nulla, niente di tutto questo. Dovrete solo accettare una cosa: i desideri, a volte, si avverano.
Anche quelli di soddisfare la curiosità estrema, anche quelli di assaporare cosa si provi a morire.
E i desideri non hanno una direzione prestabilita.