"Viaggio nel mio io"

scritto da Tancredi Della Motta
Scritto 8 giorni fa • Pubblicato 7 giorni fa • Revisionato 7 giorni fa
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Autore del testo Tancredi Della Motta

Testo: "Viaggio nel mio io"
di Tancredi Della Motta

Il parco era quasi deserto, immerso in una luce dorata che si stendeva sull’erba come un velo sottile.

L’aria odorava di terra e foglie secche.

Seduto su una panchina, un uomo adulto osservava in silenzio un bambino che, poco più in là, disegnava cerchi nella sabbia con un bastoncino.

Per un attimo, gli parve di riconoscere in quei gesti una familiarità struggente.

Poi capì. Quel bambino… era lui.

Si alzò piano, come chi teme di rompere un sogno, e gli si avvicinò.

«Ciao» disse, con una voce incerta, quasi colma di pudore.

Il bambino alzò lo sguardo, curioso. «Ciao. Ti conosco?»

L’uomo sorrise con un velo di tristezza. «In un certo senso sì. Ti conosco meglio di chiunque altro. Posso sedermi accanto a te?»

Il bambino fece un piccolo cenno, e tornò a disegnare nella sabbia.

Dopo un silenzio lungo come un respiro trattenuto, l’uomo parlò di nuovo.

«Sono venuto per dirti una cosa.

Ci saranno momenti difficili, errori che ti faranno male.

Vorrei poterti dire dove non cadere, per evitarti il dolore che io ho conosciuto.»

Il bambino lo guardò, serio, con quella calma che solo i bambini sanno avere davanti alla verità.

«Ma se non cado, come faccio a imparare a rialzarmi?» disse piano.

L’uomo abbassò gli occhi, come ferito da una dolce lama.

«Hai ragione, ma certe ferite restano dentro. E a volte fanno rumore anche quando tutto tace.»

Il bambino sorrise. «Forse sì. Ma se non le avessi, non saresti tu. Ogni cicatrice è una riga della tua storia.

E io… voglio diventare quell’uomo lì. Anche con le sue ferite.»

Una lacrima scivolò sul viso dell’uomo.

«Davvero vuoi diventare come me?» chiese, con la voce che tremava appena.

«Sì,» rispose il bambino. «Perché tu non hai smesso di credere, anche quando hai smesso di sognare.

E questo è coraggio.»

Il vento si alzò, portando con sé il profumo del tempo. Le foglie si mossero, come se applaudissero piano.

L’uomo guardò il bambino un’ultima volta, e capì che non c’era nulla da cambiare, nulla da correggere.

Solo da accettare.

«Allora ti prometto una cosa,» mormorò.

«Non cercherò più di riscrivere il passato.

Ma porterò la tua voce con me,

per ricordarmi chi ero… quando credevo in tutto.»

Il bambino sorrise, e la sua immagine cominciò a dissolversi nella luce del tramonto, come polvere di sole.

L’uomo restò solo sulla panchina.

Ma dentro di sé, per la prima volta dopo tanto tempo, sentì pace.

Una voce, lontana e limpida, sembrò sussurrargli nell’anima:

“Non cambiare nulla. Vivi. Sbaglia. Ama.

Ogni errore ti ha portato fin qui.”

E l’uomo sorrise, guardando il cielo tingersi di rosso.

Perché capì che, in fondo, il passato non era un peso.

Era la sua radice.

E il bambino dentro di lui, finalmente, aveva trovato casa.

"Viaggio nel mio io" testo di Tancredi Della Motta
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