La cabina telefonica.

scritto da Raffaele57
Scritto 2 anni fa • Pubblicato 2 anni fa • Revisionato 2 anni fa
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Autore del testo Raffaele57

Testo: La cabina telefonica.
di Raffaele57

La cabina telefonica.
Anni 8o.
Stefano passava delle ore in quella cabina telefonica sul piazzale della stazione ferroviaria dismessa da anni, di tanto in tanto transitavano senza fermarsi carri merci e qualche treno di pendolari. Portava con se una manciata di gettoni telefonici e poi iniziava a chiacchierare col suo amore Nina. Era un piacere stare a confidarsi sogni, speranze, delusioni, progettare una vita da passare insieme. La voce di Nina era un balsamo, un effluvio di noti, capace di trasformare quell’angolo di periferia in un posto incantevole. Potevano stare a chiacchierare per ore perché a nessuno veniva voglia di telefonare lì, in quel covo di drogati, spacciatori e disgraziati che si incontravano per i loro loschi miseri traffici.
“Un giorno andremo via da qui, ho partecipato a un concorso pubblico, vedrai ho buone possibilità di superarlo” diceva lui, “ speriamo che sia la volta buona” sospirava lei. Avrebbe voluto aggiungere, “mi dispiace Stefano ma senza raccomandazioni non si riesce a trovare un lavoro decente”. Ma Nina preferiva non mortificare le sue aspettative e per rincuorarlo ripeteva che il suo amore per lui era grande e per niente al mondo lo avrebbe lasciato.
Stefano lavorava come garzone in una panetteria, distribuiva ogni mattina le pagnotte appena sfornate ai negozi alimentari della città e una parte dei soldi li spendeva per i gettoni telefonici. Nina lo rimproverava. Avrebbe voluto che fosse più parsimonioso, ma lei viveva in un paese distante dal suo e potevano incontrarsi solo il fine settimana per una pizza o un giro in discoteca. Era poco, Stefano aveva bisogno di parlare, ascoltare la sua amata rinunciando volentieri ad altri bisogni. Quando si chiudeva in quella cabina telefonica, sembrava di trovarsi su un isola deserta. Il mondo, la gente, i rumori del traffico sparivano. Erano ombre, anche perché le persone quando dovevano telefonare preferivano farlo in centro e lui aveva scelto quel posto ben sapendo di non avere scocciatori che lo avrebbero invitato a porre fine alla chiacchierata con la sua amata.
Qualche volta gli capitava di telefonare in una cabina telefonica del centro, ma appena alzava la cornetta e chiacchierava con Nina, ecco che un passante si fermava e aspettava con evidente impazienza il suo turno, a quel punto Stefano interrompeva la conversazione. Una volta gli capitò di trovare un barbone che dormiva nella cabina telefonica. In un'altra occasione vide due innamorati baciarsi approfittando della pioggia che imperversava sulla città. Lui riparato sotto un portone li guardava emozionato rimproverandosi di non averlo mai fatto con la sua Nina.

anno 2023 .
Squillò il cellulare, Stefano era alla guida nel traffico intenso del rientro a casa. Nina gli chiese di fermarsi e fare un po’ di compere, “stamattina non ho avuto tempo, la mamma mi dà preoccupazioni, ho dovuto correre a casa sua e chiamare il dottore e come se non bastasse, i ragazzi mi assillano tutto il santo giorno chiedendomi l’impossibile “. Nina era un fiume in piena, Stefano provò a rasserenarla e andò a parcheggiare nel vicino centro commerciale. Si apprestò ad entrare con la lista della spesa ma squillò di nuovo il cellulare. Era un suo collega che si sfogò con lui perché al lavoro era stato umiliato dal capo reparto, “ tu lo sai, ho sempre fatto il mio dovere ma quell’aguzzino trova ogni pretesto per umiliarci, adesso dico basta, è necessario che il sindacato ci tuteli, a cosa serve essere iscritto se i nostri rappresentanti fanno pappa e ciccia con i datori di lavoro, non trovi “. Dopo gli acquisti Stefano ritornò in auto ma il cellulare ritornò a squillare. Era sua figlia che gli chiedeva di passare a prenderla al negozio dove lavorava perché aveva litigato col suo fidanzato. Stefano appesantito dagli anni e dai problemi aveva la capacità di sopportare ogni avversità ma in quel caso non potè fare a meno di imprecare, così spense il cellulare scaraventandolo sul sedile. Attraversò il piazzale dove negli anni della giovinezza andava col cuore gonfio di emozione e aspettative a rinchiudersi nella cabina telefonica per telefonare alla sua amata Nina.
Dopo essere stata sfasciata dai teppisti la compagnia telefonica decise di rimuoverla così come le altre disseminate sul territorio cittadino. Con l’avvento del telefonino risultava obsoleto, un ingombro di cui nessun cittadino sapeva che farsene.

Quando arrivò la squadra addetta allo smantellamento della cabina telefonica, lui era lì e tentò invano a dissuaderli. Li supplicò, confidò a quegli operai che aveva passato ore, giorni, anni a telefonare e chiacchierare col suo amore Nina. Uno delle squadre mosso da compassione prese dal giubbotto un telefonino e fece il gesto di regalarglielo, “ con questo può stare delle ore al telefono, può farlo dove vuole e nessuno vi darà fastidio “. Stefano gli voltò le spalle e andò via ignorandolo.
La cabina telefonica. testo di Raffaele57
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