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LA VITA COME UNA TAVOLA IMBANDITA
Quant'è bella sta tavolata, tra du chiacchere e na risata, ariva l'ennesima portata.
Gente che ariva e prende parte ar banchetto, te soride porgendote n'fiaschetto.
Se magna, se beve, ce se diverte, parenti, amici e conoscenti, tutti assieme senza arruffamenti.
Su sta tavola, n'sieme ai piatti e le posate, ce stanno pure le grazie ricevute, l'amore e le risate.
Cè la famija, er calore de u padre e de tu madre.
Sta tavolata te sembra eterna ma, t'accorgi che, fioca fioca, se smorza la lanterna e...a capotavola, nun cè più tu padre e, tu madre, lei ormai è troppo stanca de cucinà e de apparecchià la tavola e la vita de tutti.
E mo?
che faccio?
E mentre prendi quello straccio pe da na ripulita, guardi i conoscenti e rimani basita, abbozzano n'soriso de circostanza e, con disinvoltura, lasciano la stanza.
L'amici se offrono de aiutatte a sparecchià, ma c'hanno già er giacchetto sulle spalle, aprono la porta, e volano via come farfalle.
Te guardi n'torno, guardi la tavolata....avanzi briciole e sedie vote, che tristezza, manca solo er sacerdote, almeno lui avrebbe benedetto sto banchetto, a dispetto de chi nun c'ha avuto rispetto.
Alla fine sparecchi, ripulisci la tavolata della tua vita e accorci la lunghezza der tavolo.
Ormai er tavolo è piccolo, semo rimaste in due ma... de sedie ne ho lasciate quattro, nsia mai viene quarcuno, accomodati entra pure, a casa mia sei il benvenuto.
RITA COSMAI