Comma 22 ( versione apocrifa)

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Per chi non lo sapesse, il Comma 22 é un paradosso ideato dallo scrittore Joseph Heller, e anche il titolo del romanzo che lo ha reso noto.
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Testo: Comma 22 ( versione apocrifa)
di Rauco

Regolamento della Critica Perfetta — Edizione Paradossale

Il Comma 22 della critica stabilisce che chiunque desideri esprimere un giudizio debba dimostrare la più assoluta umiltà, la quale si manifesta nell’astenersi dal ribattere a qualsiasi obiezione. Tale condotta, però, viene immediatamente interpretata come segno di impotenza argomentativa; e, se per sottrarsi a tale accusa si sceglie invece di replicare, la replica stessa vale come prova definitiva di arroganza. In entrambi i casi, il diritto di parola risulta compromesso prima ancora che il discorso possa prendere forma.

Allo stesso modo, il Comma pretende che ogni critica sia accompagnata da prove a suo sostegno. Tuttavia, colui che produce prove non fa che ostentare una competenza indebita, e viene quindi accusato di presunzione; colui che non le produce viene ritenuto vacuo e inconcludente. La critica è dunque nulla sia quando è documentata, sia quando non lo è, con la conseguenza che non esiste argomento che possa superare indenne il vaglio del Comma.

Il regolamento, nel suo zelo, vieta anche il ricorso a slogan, ma l’accusa rivolta a qualcuno di adoperarli costituisce di per sé uno slogan, sicché la proibizione, lungi dal prevenire la colpa, ne garantisce la perpetua ricaduta. Lo stesso vale per le citazioni: il richiamo a un filosofo è consentito soltanto a condizione che non lo si consideri autorità, nel qual caso la citazione risulta superflua e irrilevante; ma se invece lo si assume come autorità, allora l’argomento cade immediatamente nella fallacia di autorità. La citazione, qualunque sia il suo statuto, non riesce mai a fondare alcunché, e si autoannulla nel momento stesso in cui è pronunciata.

Il tono della voce, anziché offrire salvezza, diventa un’ulteriore fonte di colpa: chi parla a lungo viene bollato come vacuo, chi tace viene considerato privo di argomenti, chi si mantiene in equilibrio viene comunque accusato di tono inadeguato. Analogamente, le dicotomie sono formalmente proibite, ma il solo atto di denunciarne l’uso istituisce una nuova dicotomia tra chi le segnala e chi non se ne avvede, cosicché la proibizione si converte inevitabilmente nella sua stessa violazione.

L’aspetto forse più implacabile del Comma 22 consiste però nel principio della regressione critica: poiché ogni critica è a sua volta criticabile, accettare la contro-critica significa demolire la propria tesi, mentre respingerla equivale a mostrarsi dogmatici. Non esiste posizione che possa evitare la confutazione, perché confutato è chi concede e confutato è chi nega.

Infine, la misura dello scritto, lungi dal fornire un criterio di equilibrio, diventa ulteriore terreno di colpa: la brevità è sospettata di superficialità, l’abbondanza è segno di prolissità, e la via di mezzo è giudicata sospetta di entrambi i difetti.

Perciò il dispositivo finale del Comma 22 opera come clausola autoapplicativa: chi denuncia la presunzione senza portare prove si rivela presuntuoso; chi porta prove ricade immediatamente nella colpa prevista dal principio dell’ostentazione; chi tace per umiltà viene ricondotto alla condizione di chi non ha argomenti. In qualunque modo si tenti di sfuggire, la rete del Comma stringe le sue maglie, e l’esito è sempre lo stesso: colpevolezza irrevocabile, proprio nel momento in cui si cercava disperatamente di evitarla.

Comma 22 ( versione apocrifa) testo di Rauco
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