In memoria

Novanta ti gravano
primavere sulle spalle,
affaticate, il fardello
non reggono più
l'hai dismesso con il corpo
livido, quel fardello,
nella latebra di un vano
della clinica color panna,
novanta inverni
di foschie e nevischio
flagellati dal grecale
ora sazio di vita
ti ristori e satollo
alla mensa della morte,
quel corpo è abbellito
senza i segni dell'agonia
agghindato per la festa
celebri il battesimo
della nuova esistenza.