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Lo zainetto di Loredana
Tra i rami dell’albero, appeso con cura, c’è uno zainetto piccolo ma resistente. È colorato, con tasche e cerniere aperte o chiuse a seconda dei giorni. È lo zainetto di Loredana.
Loredana è arrivata al centro due volte, in due momenti molto diversi della sua vita. La prima volta era ancora una bambina con due genitori, ma la quotidianità era difficile: il padre aveva un controllo totale su di lei e sulla madre, con una visione molto chiusa, maschilista e rigida. La mamma e Loredana avevano problemi di alimentazione, conseguenza di tensioni continue e regole troppo strette. Loredana mancava spesso da scuola, alternando giornate di ansia e vomiti a momenti di felicità intensa: sorrideva, distribuiva dolci parole agli altri, e riusciva a illuminare gli spazi con la sua spontaneità. Ma alla fine quell’anno il padre riuscì a impedirle di venire al centro, chiudendo quella porta prematuramente.
Passarono gli anni del COVID, e Loredana tornò una seconda volta. La mamma stava meglio, più serena, e il padre non c’era più: si era rifatto una vita lontano, fuori dall’Italia. Loredana era cresciuta, ma aveva arretrati scolastici e qualche difficoltà di socializzazione. In quei giorni però si percepiva la sua voglia di normalità: la scuola, gli insegnanti attenti, le amiche e gli amici giusti le permisero di recuperare serenità e sicurezza. La ragazza che ritrovammo era più spontanea, felice, capace di ridere, scherzare e condividere piccoli piaceri con chi le stava vicino.
Restava però una particolarità che la rendeva unica: Loredana imitava costantemente la mamma. Trucco, vestiti, gesti e atteggiamenti: tutto era un riflesso della figura che aveva amato e osservato. Ma era ancora giovane, non pronta a costruire la propria autonomia completa. E così il suo zainetto era diventato un oggetto simbolico: dentro ci portava sempre cibo che solo lei poteva mangiare, per via delle intolleranze. Lo zainetto era protezione, cura di sé, identità concreta e personale.
In quei giorni di ritorno, Loredana imparava a gestire le relazioni, a prendere decisioni, a ridere di sé stessa e a farsi ascoltare. Lo zainetto era al suo fianco come compagno silenzioso: a volte carico, altre volte leggero, pronto a sostenerla nei momenti di tensione e a custodire ciò che le serviva per sentirsi sicura.
Oggi Loredana è una ragazza in crescita, più serena e autonoma, con una socialità che comincia a dispiegarsi e la consapevolezza delle proprie necessità. Lo zainetto rimane sull’albero come simbolo di cura, protezione e gradualità: ricorda che ogni bambino ha tempi diversi, che la crescita è fatta di ritorni e nuove partenze, e che l’educazione consiste nell’accompagnare, rinforzare e offrire strumenti concreti per affrontare il mondo.
La storia di Loredana ci insegna che anche dopo periodi di difficoltà e controllo, con ascolto, cura e opportunità, è possibile ritrovare felicità, autonomia e sicurezza. E che ogni ragazza, come Loredana, porta dentro di sé piccoli oggetti simbolici che raccontano identità e protezione.