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si desta l’alba, di chiaro vestita;
lieta m'invita a goder dolcevita,
cortese mi mostra dolce sorriso,
malgrado mesta sia questa mia vita.
mi scuote presto senza preavviso:
dal torpore tosto sarò diviso;
senza ragione né dolce partita
dovrà il mio sogno prender l’uscita.
s'appresta al bel canto l'uccelletto,
che gaio dell’alba è il menestrello;
sulla soglia posa il piedinetto,
intonando acuto un sonor stornello.
si leva al cielo pure la campana,
che loda’l giorno del nostro Signore;
borbotta allegra la fresca fontana,
tra grida e canti e lieto clamore.
si schiudono gli scuri sulla strada
mentre l’occhio s’alza ed il cielo guarda;
fruscian piano le fronde tra gli aceri,
e l’aure di pane odoran teneri.
s’empie la stanza di dolce chiarore,
sfuma il sogno qual fievole lumino;
odo la vita chiamar con fervore,
penso al fato che mi fu vicino:
sabato parecchio ho lavorato,
che del seren cielo non ho segno;
come sasso sul letto ho dormito,
che or duol levarmi da questo legno.
non penarti nel cuor, alba gentile:
senz’indugio muoverò a levarmi;
verso te sarò ad incamminarmi,
per goderci ancor lieti questo aprile.