Intervista sé stesso - Parte III

scritto da SteXJ6
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Testo: Intervista sé stesso - Parte III
di SteXJ6

“Still talking to myself and nobody’s home”
Da “Estranged” dei Guns n’Roses

Unknown Alter Ego = E.
Stefano = S.

PARTE III.

Interno - Notte - Ufficio della casa editrice

Si, come fosse una sceneggiatura. Ricevo da S. una telefonata, mi chiede di anticipare il nostro appuntamento al giovedì sera, asserendo che passerà il fine settimana fuori città. Concordiamo il luogo dell'incontro. 

Esterno - Notte - Stazione di Firenze Rifredi

Raggiungo Firenze in auto, provenendo dall'aeroporto mi dirigo in direzione Rifredi attraversando via de' Perfetti Ricasoli. Svolto a sinistra all'altezza della sede della Monte Paschi, fortunatamente trovo subito parcheggio. S. mi sta aspettando davanti l'ingresso di una piccola scuola di recitazione. È sera e la temperatura non è affatto mite. Salutandolo gli rivolgo una domanda, la prima di una lunga serie: "Perché ha voluto che ci vedessimo qui?"

Mi risponde ridendo:"Si torna sempre dove si è stati bene." Aggiunge poi "Devo partire stasera, parleremo prima che arrivi il mio treno. Andiamo al CartaBianca che è qui dietro". Mi fa strada verso un bar elegante, che nonostante la buona fama e l'orario da aperitivo, è stranamente poco affollato. Per maggior privacy, ci accomodiamo fuori, sotto una tettoia, ed accendo il registratore.

E:"Quale è il Suo rapporto con le festività?"

S:"Mancante, anzi pessimo. O forse entrambe le cose. Non ho mai festeggiato, ignorando le festività avendo anche una punta di disprezzo verso tutte quelle persone che dilapidano capitali per i regali. Lo trovo del tutto inutile. Ero indifferente. Quest'anno invece mi hanno fatto effetto, mi sono sentito più solo."

E:"Perché mai non ha mai festeggiato Capodanno, Natale e compagnia?"

S:"Non sono cresciuto in una classica famiglia cattolica. Non posso dirne niente di male, né della loro educazione, né della religione di appartenenza. Sta di fatto che non ho festeggiato compleanni, Natale e quant'altro. Credo che questo abbia alimentato in me questo sentirmi «diverso» dalle persone attorno a me, che sia stato in gioventù a scuola o nei vari posti di lavoro."

E:"Si è sentito più solo, eppure Lei vive da solo da quasi un anno ormai.."

S:"È vero, e devo dire che nonostante non avessi mai vissuto solo, si è rivelata una esperienza che avrei dovuto far prima. Ma durante le feste, le mie poche compagnie erano fuori città o molto impegnate e complice il maltempo, non ho trovato granché da dilettarmi."

E:"Eppure Lei ha molti hobby, dalla fotografia allo scrivere, dai vinili al cinema, dai libri alle moto e così via..."

S:"Anzitutto non si permetta di definirli hobby. Sono passioni e dono loro il massimo della mia dedizione possibile. Ciò detto, a volte la necessità di condividere queste cose con altri si fa sentire. Anche la semplice compagnia, il parlare, a volte manca più di quanto può immaginare. Non sempre il foglio bianco davanti ti dona le risposte giuste."

E:"Da giornalista, posso capirla. Lo scrivere è importante anche per me, ma cerco di limitare il numero di sere in cui mi ritrovo solo in studio, avendo come compagnia le mie stesse parole. Lei come fugge dalla solitudine che la circonda?"

S:"Vado spesso al pub, dove ci siamo incontrati la prima volta. La sera riesco a leggere meglio se sono fuori da casa. Restassi a casa, mi farei ipnotizzare dal mio iPhone. È vero che una volta lì, oltre a leggere faccio anche conversazione, ma almeno leggo quanto riesco."

E:"Non ha trovato qualche nuovo amico?"

S:"Dipende da cosa intende per amico. Persone che conosco? Si, molte. Amici? No, o pochi."

E:"Chi erano i suoi amici durante l'adolescenza? È ancora in contatto con loro?"

S:"Tasto un pò dolente. Vivevo a Prato, ma non avevo legato con nessuno, se non con un grande amico che si chiama Daniele. Un gran bravo ragazzo, buon amico, che persi di vista sebbene non fosse colpa né mia né sua. Poi avevo due amici un pò distanti, che stavano nel senese. A dispetto della distanza stavamo spesso insieme, direi inseparabili, ma poi per ragioni diverse persi entrambi. A dire il vero da uno dei due mi allontanai di proposito, ma ad oggi non ho ancora capito se ho fatto bene o meno."

E:"«Se vuoi un buon amico, sii un buon amico». Glielo diceva suo padre. In relazione a questo come commenta la sua solitudine attuale?"

S:"In realtà ho ancora due ottimi amici, nonostante tutto e nonostante me stesso."

E:"Alcuni su di Lei hanno da ridire a proposito di una presunta stronzaggine e/o di un modo di fare snob. Lei si ritiene una persona snob?"

S:"Direi di no, ma posso esserlo stato, in alcuni aspetti. Quando il mio portafoglio godeva di giorni migliori ero spesso in cerca di prodotti lussuosi, in particolar modo per il cibo e per il vino. Oggi a queste cose dono una importanza assai inferiore. Preferisco cercare di vestirmi meglio. Subivo l'influenza del mio titolare dell'epoca, il quale contribuì a far crescere in me questo amore platonico col lusso. A distanza di tempo posso dire che tutte quelle cose in fondo non mi hanno soddisfatto fino in fondo. Mangiare e bere meglio sono cose che non rinnego affatto, e quando posso mi concedo ancora tutto quello che posso. Ma ho detto basta al sentirmi "grande", al vantarmi di cose di cose che in fondo non hanno niente a che fare con la persona in sé. Mangio un prosciutto migliore del tuo? Bevo un vino più pregiato? E allora? Anche fosse vero, e probabilmente lo è, che necessità c'è di vantarsi? È nella natura umana assumere caratteristiche dalle persone che si frequentano assiduamente, e la compagnia del mio vecchio titolare direi che non mi ha reso una persona migliore. Guardo indietro e penso: «per un pò ho goduto di cose pregiate, ma cosa ne è rimasto? Il ricordo negli altri di me che penso di essere figo a dire quanto costa il prosciutto che sto offrendo loro?» Di questo e in questo, mi sono fatto schifo."

E:"Ho parlato con una sua vecchia conoscenza, che conosce ormai da vent'anni, sebbene per una certa parte di questi vi siate persi di vista. Sostiene che Lei in un certo periodo, mentre frequentavate lo stesso istituto scolastico in classi diverse, la ignorava volontariamente, non rispondendo nemmeno al saluto."

S:"Non posso negarlo. Temo che questo argomento vada a sostegno della mia presunta stronzaggine. A mio discapito posso solo dire d'esser cambiato, non mi faccio più mille turbe. Sa, ai tempi della scuola in fondo ero un emarginato anche io, di gran lunga tra i meno popolari. Nella mia testa il farmi vedere con altri poteva peggiorare la situazione. Ai tempi dell'ultimo anno, per evitare tutti passavo la ricreazione in corridoio da solo invece che scendere al piano terra come tutti. Mi ero persino «costruito» una specie di letto in cui sdraiarmi. In un angolo stavano un paio di banchi che avanzavano dalle classi del piano, io li sistemai in modo che potessi riposarmi sopra. Del resto, fossi sceso giù, con chi avrei parlato?"

E:"Avrebbe potuto parlare con questa vecchia amica."

S:"Ha ragione. Non lo feci. Sarà vero che sono stronzo. Facciamo una pausa, La prego."

"Stavolta non devo guidare!!", mi dice ridacchiando, non appena ho interrotto la registrazione. Torna con il più classico degli Spritz accompagnato da vari salatini. Mi invita ad unirmi alla bevuta, ed io accetto. È molto cordiale nel modo di fare, infatti non solo mi offre la bevuta, ma si alza per andare al bancone per me, e mi serve neanche fosse un dipendente del bar."

E:"È sempre così galante?"

S:"In genere non coi maschi, ma per Lei faccio un eccezione, mi piace trattarmi bene."

Quando riattacco il registratore, sta ancora sgranocchiando delle patatine.

E:"Non mi ha ancora parlato dei suoi amici attuali."

S:"Un maschio e una femmina. A lei dico veramente tutto, siamo molto legati, ci conosciamo da poco più di un anno. Con lui condivido la fede rossonera, guardiamo assieme le partite, usciamo eccetera, eccetera. Ho conosciuto entrambi in luoghi di lavoro, diversi tra loro. Pensi un pò. Come le persone normali."

E:"Prima dove trovava gli amici?"

S:"Tutti grazie alla mia vecchia confessione religiosa."

E:"Non è più in contatto con nessuno di loro?"

S:"No. Pensi che ho sognato uno di loro proprio questa notte. Evidentemente vorrei parlare con lui, ma non succederà, almeno a breve termine."

E:"Sicuramente l'assenza di persone care è un peso, ma Lei porta un peso sulle spalle superiore, argomento che abbiamo soltanto sfiorato. Lei è colpevole del fallimento del suo matrimonio. Prova rimorso?"

S:"Lei è la voce più cattiva della mia coscienza. Molto. A volte più a volte meno. Non mi ritengo l'unico colpevole, anche se molti potrebbero pensarla così, anche perché tutti quelli che ci conoscevano parlano solo con lei. Non credo che nessuno abbia una idea chiara di cosa ho vissuto io. In fondo però, visto che nessuno se ne interessa, perché dovrei farmi tante paranoie su cosa pensano gli altri, su quante colpe mi addossino? Quando la vedo, che sia in persona o in foto, il senso di colpa si fa molto più ampio. Di certo non si meritava una vicenda così, ma poi ci ripenso e dico "e io meritavo tutto il resto?" 

Nessun'altra domanda. S. doveva scappare di corsa per non perdere il treno. Soltanto adesso, mentre redigo l'articolo, mi accorgo di non avergli chiesto quale era la sua destinazione. Ci siamo salutati davanti alle scale del sottopasso della stazione, con la promessa che ci saremmo visti ancora.

Intervista sé stesso - Parte III testo di SteXJ6
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