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La colonna sonora dei titoli di testa è dominata dai fischi, dai cori “We can Win! We can Fight”, da chitarra e spari.
Assistiamo a un gioco continuo tra immagini, effetti sonori e musica mentre i colori rosso, bianco e nero si alternano costantemente.
I colpi di arma da fuoco, in particolare, invadono prepotentemente, colpiscono i titoli e lo schermo più e più volte e introducono allo spettatore quello che sarà poi l’andamento esecutivo della narrazione: un servo e due padroni, la commedia dell’arte si mescola a “Yojimbo” per mutarsi in un western.
Tre sono i protagonisti sonori e visivi dei titoli di testa che saranno poi i principali elementi di tutto il racconto filmico: spari, cavalli al galoppo e fischi.
Tre sono i colori: il rosso simbolo del fuoco e della mascolinità, il bianco che respinge tutte le informazioni all’esterno ponendosi al di fuori della realtà circostante e il nero che assorbe e registra tutto quanto provenga dall’esterno senza emettere però segnali di risposta.
Tre sono i protagonisti del film: Joe l’americano, Ramon Rojo e John Baxter.
Agli elementi sonori già menzionati, se ne individuano altri: campane, colpi di frusta e ocarina.
Quello che si evince dalla colonna sonora convergente è una chiara presentazione a ciò che si andrà poi a vedere: saremo coinvolti in sparatorie, percepiremo gli odori di polvere e di sudore, ci saranno cavalli e uomini.
I titoli iniziali si chiudono con un abbagliante sole a tutto schermo su di uno sfondo rosso. Fin quando il bianco sovrasterà completamente il rosso. La purezza vince sul sangue.
Dopo la carica dei titoli giungiamo alle prime inquadrature del film. La figura lenta di un uomo in aperto contrasto col dinamismo dei titoli di testa è a cavallo e ci dà le spalle.
La musica continua fino a sfumare nel momento in cui diamo un volto al protagonista.
Joe segue con lo sguardo un bambino e riconosciamo il suono dell’ocarina come spalla musicale all’uomo.
La scena finale è quella di maggior impatto nel rapporto tra musica e immagini.
I primi piani con la loro intensità e potenza vengono accompagnati dal deguello commosso di Lacerenza che riesce a dar voce alle emozioni di quei volti descrivendone così il loro mutismo.
Una proposizione filmica particolare è quella dominata da scarpe. Il sintagma reggente gli altri è proprio il primo: la scarpa di Joe che poi darà senso al significato finale: gli uomini di Ramon prendono posizione e la musica si placa.
Il vento è l’unico ammesso a quella composizione, a quell’accordo nel silenzio teso del duello, preludio degli spari e nel sangue freddo degli uomini lì coinvolti.
L’ocarina d’un tratto si intromette per segnare la rivelazione, il motivo per cui Ramon non riesca a ferire il suo avversario: Joe getta per terra la lastra di metallo, celata dalla sua mantella.
L’agonia di Ramon ci riporta inesorabilmente a quell’immagine iniziale: sole accecante, bianco che offusca gli occhi e la mente, bianco che vince al suono del vento e dei tamburi.
Il rintocco della campana infine avvisa il villaggio della tragicità appena trascorsa e diviene preludio per la partenza di Joe.
Scambio di battute con Silvanito e l’americano si incammina al suono dei “Titoli” di partenza.
Fine del film.
Domiziana Di Bitonto
26/12/23