La scrittura non è la mia vera passione: l’ho capito perché ne sono stata a lungo lontana senza sentirne una vera mancanza. La mia coscienza ogni tanto me lo ricordava ma era più che altro una sensazione introiettata dall’esterno, dal ricordo di tutte le persone che ci tenevano a dirmi quanto fossi portata. Ed effettivamente me la raccontavo anche io, arrivando persino a credere che da grande avrei voluto fare la scrittrice e portare in giro per il mondo i miei libri e le mie poesie. In realtà tutto ciò non accadrà mai perché probabilmente non è mai stato il mio sogno. Vi era un anno in cui lo facevo spesso, mi mettevo alla scrivania o sul letto a scrivere poesie a volte banali, a volte più riuscite: era tuttavia un periodo particolare in cui lo facevo quasi per senso del dovere, su commissione e per un amore malato e del tutto sbagliato. Si dice che anche dalle relazioni più travagliate possa scaturire un qualche tipo di insegnamento, ma io non so se devo a lui, anche solo in minima parte, il mio processo di maturazione. Vedete, la scrittura non è la mia vera passione: se davvero lo fosse stata, mi sarei forse impegnata a buttare giù un racconto con un minimo di coerenza, senza passare da un argomento all’altro. Eppure mi chiedo perché ciò che pubblichiamo debba essere sempre ben strutturato secondo inizio, svolgimento e conclusione; vorrei tanto essere libera di lasciare andare i miei pensieri, senza interrogarmi troppo su cosa vada prima e cosa dopo, su ciò che sarebbe meglio non dire. Oggi mi sono sforzata di scrivere perché continuavo a non fare niente da tutto il giorno ma non pensate che io ami farlo. Piuttosto mi ci sono ritrovata per noia, ecco tutto. Non volevo iniziare o arrivare da nessuna parte, solo lasciar perdere tutto, almeno per una volta. Usare il cervello delle volte fa così male che preferiresti non averlo e abbandonarti all’istinto inquietante che trapela dalle cose intorno a te. La società ti spinge a fare tutto e il contrario di tutto: vorrebbe che tu non riflettessi troppo per poterti maggiormente controllare ma dall’altra parte ti invita a pensare, non puoi essere irrazionale. E devo dire che chi ha avuto questa trovata è stato davvero ingegnoso, così, comunque vada, la penserai sempre come loro, anche se non te ne accorgerai. Non sapremo mai cos’è frutto di noi stessi e cosa del condizionamento esterno: forse siamo così diversi perché rappresentiamo semplicemente miliardi di modi differenti di reagire alla realtà. Probabilmente non ci appartiene davvero nulla e ci sentiamo liberi inutilmente. Si potrebbe essere più stupidi di così? Io non ho apportato nessuna novità significativa all’umanità, ho solo smesso per qualche minuto di stare male o, meglio, di non stare affatto che è anche peggio. Mi sento buia perché fuori le nuvole hanno deciso di coprire il cielo per tutto il giorno. Perciò se domani ci sarà il sole potrò finalmente dire di essere felice e scordare le spiacevoli sensazioni di oggi. L’odore di pioggia mi ricorda le estati in Trentino, quando uscivano quelle orribili lumache dai loro gusci per poi irrompere sul prato o sull’asfalto umido. Ora sono tornata dalla cena e non ho più voglia di scrivere, la magia di pensieri si è spenta. Buonanotte.
Pensieri in una giornata di pioggia testo di Valeria Solari