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Lo aveva cercato sul cellulare invano. Aveva immaginato si fosse addormentato, complici la calura estiva e trovarsi a bordo piscina. Dopo averlo atteso oltre un’ora e considerato il tempo complessivo dal quale si era allontanato di casa, aveva deciso di raggiungerlo. Con lo scooter, in meno di dieci minuti, era già arrivato. Aveva parcheggiato e si era precipitato dentro. Con il qr code da cellulare era entrato oltre il tornello. Aveva infilato il costume e lasciato la borsa e quanto non necessario nel suo armadietto. Con lo sguardo aveva passato in rassegna le persone. Di lui nessuna traccia. Per stemperare la tensione che andava sgomitando nelle interiora aveva deciso di occupare un lettino e di sdraiarsi. Inspirando ed espirando profondamente si era ritrovato, in pochi secondi, in uno stato che si approssimava al sonno.
Solo in quel momento la voce famigliare aveva risuonato nei paraggi.
Si era voltato nella direzione di un colloquio articolato.
Accadeva un paio di lettini più avanti, sempre dal suo stesso lato della piscina.
Lo aveva visto e ascoltato chiedere gli ingredienti per una ricetta. Quindi, era passato alla richiesta di prevedere il meteo del giorno successivo, e le distanze per raggiungere un’arena al Parco degli Acquedotti. Tante domande, una dietro l’altra, poste con un tono di voce gentile e scandendo con precisione ogni parola. Decide di aspettare un poco e di raccogliere più elementi. Il tempo da imperfetto si fa presente. La conversazione, due lettini più giù, continua densa di richieste e sempre molto compiaciuta. Non si gira mai attorno e, anzi, per preservare quella conversazione così importante, si è astratto dal contesto degli schizzi d’acqua, delle intemperanze di pochi bambini che si rincorrono con pistole ad acqua e di qualche sguaiata musica di sottofondo. Non lo ha minimamente intercettato.
Sono trascorsi almeno dieci minuti e potrebbero trascorrerne altri, quindi decide di levarsi di lì e andare a vedere.
“Eccoti finalmente. Sono circa due ore che provo a chiamarti e o non rispondi o il cellulare è occupato”.
“Mi spiace sto bene, devo essermi prima assopito e poi, come vedi, ero impegnato”.
”Ma con chi?”
”Con Astro”.
“Un nuovo amico?”.
”Sì, il mio assistente copilot”.