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Infesta il mio palazzo,
inquilina inattesa;
abita le mie stanze
che la luce sia spenta
o accesa.
Ecco,
arrivano i gendarmi
armati di tutto punto,
pronti ad allontanare il tuo fantasma,
ma io mi rifiuto, resisto,
inerme.
La mattina saltavo,
credevo l’aria fosse densa
e vivevo nel futuro,
pensa.
Pensa,
masticavo fame ed albumi,
e restavo senza niente,
ad un passo dall’incoscenza.
Chissà come si fa,
dico,
ad annegare in un bicchier d’acqua,
noi che non si nuota nei fiumi,
che si respira vita imballata,
immortalità
e fumi.